martedì 14 febbraio 2012

Aperto a Roma il Simposio organizzato dai vescovi dell'Europa e dell'Africa: un solo Vangelo per due continenti dalla fede antica e dalla fede giovane

L’evangelizzazione, una sfida che unisce due continenti. Quello della fede antica, l’Europa, assediato dal processo di secolarizzazione. E quello della fede giovane, l’Africa, colpito tragicamente dagli effetti perversi di una cattiva globalizzazione. Per questo i vescovi europei e africani avvertono "il bisogno di unire le loro forze e i loro mezzi per annunciare meglio il Vangelo agli uomini e alle donne di oggi, in tutti i Paesi e continenti". È quanto ha affermato il card. Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, aprendo nel pomeriggio di ieri l’incontro organizzato a Roma dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e dal Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar sul tema "L’evangelizzazione oggi: comunione e collaborazione pastorale tra l’Africa e l’Europa. L’uomo e Dio: la missione della Chiesa di annunciare la presenza e l’amore di Dio". All’evento, che si concludera giovedi 16, partecipano circa settanta presuli delegati delle Conferenze Episcopali dei due continenti, oltre a rappresentanti di dicasteri vaticani e organizzazioni caritative come Aiuto alla Chiesa che Soffre e Missio. Momento culminante del Simposio sarà, nella mattina della giornata conclusiva, l’udienza con Benedetto XVI. I presuli africani ed europei, ha sottolineato l’arcivescovo di Dakar, nonche primo vice presidente dello Sceam, "consapevoli della nuova interdipendenza tra i Paesi, popoli e continenti", e "coinvolti dalla globalizzazione nei suoi aspetti positivi e negativi", hanno "un grande desiderio di collaborazione tra le Chiese", per "precisare gli ambiti, le modalita e le condizioni di questa collaborazione". Auspicio condiviso
anche dal cardinale arcivescovo di Dar-es-Salaam, Polycarp Pengo, presidente
dello Sceam, nelle parole di introduzione ai lavori: "Cercheremo di approfondire la nostra chiamata alla comunione e alla solidarietà per diventare ogni giorno una benedizione per il continente africano e per il mondo intero. Mi aspetto che questo simposio ci offra l’opportunità di approfondire ulteriormente la nostra responsabilità, la comunione, la collaborazione e lo scambio delle nostre risorse spirituali, umane e materiali tra la gente dei nostri due continenti". I lavori sono stati introdotti anche dal card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che ha presentato l’Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae munus". Il porporato, a margine dell’assemblea, parlando a proposito degli attacchi terroristici dei quali sono bersaglio le chiese e le comunita cristiane della Nigeria, ha sottolineato l’importanza dell’apertura di una nuova fase del dialogo tra le religioni nel continente africano. "Noi da un po’ di tempo abbiamo cominciato a incoraggiare il fatto che invece di parlare di dialogo fra Chiesa Cattolica e islam, si parli di dialogo fra musulmani e cattolici. E un po’ più facile identificare alcuni individui che sono disposti a dialogare, perchè l’islam come sistema non esiste, ci sono solo persone che aderiscono a questa fede. Cerchiamo insomma di impegnarci in questa direzione per arrivare a una forma di convivenza in Africa". Dall’Africa all’Europa. Cambiano gli scenari, ma identica e la preoccupazione pastorale di annunciare il Vangelo, perche, come ha spiegato il cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanić "siamo consapevoli che in questo momento storico ci troviamo dinanzi alla sfida della nuova evangelizzazione". In tale ottica, ha proseguito il porporato, "vogliamo parlare di evangelizzazione partendo da un’esperienza di vita, la nostra comunione, e in vista di una missione specifica, quella del pastore. In questa missione, che consiste nella cura delle persone, tutto e presente: sia le preoccupazioni sociali che quelle spirituali. Esse non sono separate l’una dall’altra, ma sono dimensioni di uno stesso sviluppo integrale della persona e della società umana". L’idea di fondo e "uno sguardo di fede che comprende l’uomo, in Africa o in Europa, come qualcuno che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio e che ha nel suo cuore delle esigenze fondamentali che soltanto Dio può soddisfare pienamente". La frontiera e quella della nuova evangelizzazione. "La questione più urgente oggi nella Chiesa e la questione della fede: non della fede di chi non ha ancora la fede, ma di chi ce l’ha", ha sottolineato il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana e vice presidente del CCEE. Per il porporato "è, questa, una frontiera difficile, perche l’onda culturale dell’Europa e inquinata dallo scetticismo veritativo che sfocia nel nichilismo valoriale: l’uno e l’altro generano tristezza e angoscia. Neppure il progresso materiale può arginare quell’aria di infelicità profonda,di mancanza di speranza nel futuro, che caratterizza la vera vecchiaia". Tuttavia, "questo andamento culturale potrebbe interessare in qualche misura anche il grande continente africano. L’invasione violenta del consumismo sfrenato, fine a se stesso, corrode il modo di pensare, le aspettative, e quindi le grandi tradizioni, i valori più veri, il senso di appartenenza a una comunità e a un popolo, la solidarietà fraterna". La globalizzazione "corre ovunque" e con essa "anche i dinamismi buoni, ma anche quelli perversi che e necessario contrastare e, se possibile, prevenire con l’annuncio instancabile del Vangelo di Cristo".


L'Osservatore Romano