lunedì 26 marzo 2012

Il Papa: a Cuba come Pellegrino della carità, per confermare nella fede e incoraggiare nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio

Lasciato il Messico, il Santo Padre Benedetto XVI è giunto con il boeing 777 dell'Alitalia all’aeroporto internazionale di Santiago de Cuba, dove è stato accolto dal presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica Raúl Modesto Castro Ruz e dall’arcivescovo di Santiago de Cuba e presidente della Conferenza Episcopale mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez. Con il nunzio apostolico mons. Bruno Musarò, erano presenti autorità politiche e civili, i decani regionali del Corpo diplomatico, i vescovi cubani e un numeroso gruppo di fedeli. Dopo aver ricevuto un omaggio floreale da un gruppo di bambini, Benedetto XVI ha ascoltato il discorso di benvenuto del presidente Castro. “Cuba la accoglie con affetto e rispetto e io sono onorato dalla sua presenza”, ha detto al Papa il leader cubano. Raul Castro ha poi ricordato i disagi del suo paese, segnato sensibilmente dall’embargo degli USA ma, al tempo stesso, ha sottolineato i buoni rapporti tra Stato e Chiesa e la grande partecipazione di popolo al recente pellegrinaggio della Madonna del Cobre, che ha saputo essere un segno di unità per tutti i cubani. Nel suo discorso il Papa, richiamando il viaggio del Beato Giovanni Paolo II, ha detto che esso “ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione”. Benedetto XVI ha aggiunto che “il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede”, col risultato dell’ “inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società”. Il Papa ha quindi richiamato l’evento che motiva la sua presenza, “il quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’immagine benedetta della Vergine della Carità del ‘Cobre’. La sua singolare figura è stata, fin dall’inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano". Per il Pontefice, la devozione a "la Virgen Mambisa", "ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano". "Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch’io – ha affermato ancora - desidero recarmi a ‘El Cobre’ a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione”. “Vengo a Cuba come Pellegrino della carità – ha proseguito Benedetto XVI - per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite”. Benedetto XVI ha dichiarato di portare nel cuore "le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi". Riferendosi alle difficoltà economiche presenti in molte parti del mondo, il Papa ha poi parlato di “una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie”, affermando che “il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa”. “Sono convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdés, il Servo di Dio Félix Varela o l’insigne José Martí”. Circa il ruolo della Chiesa, ha detto che “da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani”. Concludendo, Benedetto XVI ha rivolto una preghiera al Signore perché “benedica con abbondanza questa terra e i suoi figli, in particolare quelli che si sentono svantaggiati, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito, affinché, per intercessione della Nostra Signora della Carità del Cobre, conceda a tutti un futuro pieno di speranza, di solidarietà e di concordia”. Terminata la cerimonia di benvenuto, il Papa si è trasferito all’Arcivescovado di Santiago de Cuba.

Zenit, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (XI) - il testo integrale del discorso del Papa