
Fredda e in mezzo al continuo proliferare degli armamenti”. Quella di “Papa Giovanni – prosegue Benedetto XVI – era ed è un invito potente” a impegnarsi in un “dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra credenti e non credenti”, sullo spirito del Vaticano II che proprio con Papa Roncalli prendeva le mosse. Un invito seguito in pieno anche da Giovanni Paolo II dopo gli attacchi terroristici del settembre 2001, che indussero Papa Wojtyla a ribadire che senza il perdono la giustizia è all’incirca un’utopia. Per questo, esorta il Papa, “il concetto di perdono ha bisogno di trovare la sua via nei discorsi internazionali sulla risoluzione dei conflitti, così da trasformare il linguaggio sterile della recriminazione reciproca che porta da nessuna parte”. Anche i recenti Sinodi sulle Chiese dell’Africa e del Medio Oriente, annota Benedetto XVI, hanno messo in evidenza che “torti e ingiustizie storiche possono essere superati solo se uomini e donne vengono ispirati da un messaggio di guarigione e di speranza, un messaggio che offre una via d'uscita dall’impasse che spesso blocca persone e nazioni in un circolo vizioso di violenza”. La "Pacem in terris", in fondo, ne è la prova: “Dal 1963 – osserva il Papa – alcuni dei conflitti che sembravano in quel frangente insolubili sono passati alla storia”. Impegniamoci allora, conclude, a lottare “per la pace e la giustizia nel mondo di oggi, fiduciosi che la nostra comune ricerca dell’ordine stabilito da Dio, di un mondo in cui è la dignità di ogni persona umana si accorda al rispetto che le è dovuto, può e potrà dare i suoi frutti”.
Radio Vaticana
Messaggio in occasione della XVIII Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (27 aprile 2012)