domenica 26 agosto 2012

Don Lorenzi: il problema di Lefebvre era già nei pensieri e nelle preoccupazioni di Papa Luciani, gli stava a cuore immensamente l'unità della Chiesa

Papa Giovanni Paolo I (nella foto con l'allora card. Ratzinger) già pensava ad una ricucitura con la Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata da Mons. Marcel Lefebvre. Lo rivela il segretario personale di Papa Luciani, don Diego Lorenzi, intervistato da Dino Boffo in occasione dello speciale ''Il mio Papa Luciani'' che andrà in onda oggi alle 18.30 su Tv2000. ''Il problema di mons. Marcel Lefebvre - ha detto don Diego Lorenzi rispondendo alle domande del direttore di Tv2000 - che è ancora oggi all'ordine del giorno era gia' nei pensieri e nelle preoccupazioni di Giovanni Paolo I. Per Papa Luciani era un cruccio e me ne rendeva partecipe. Era una situazione già allora emergente. Riferendosi alla vicenda di mons. Lefebvre Papa Luciani mi diceva 'La tunica intonsa della Chiesa Cattolica romana ha uno squarciò' e agognava che questa cucitura venisse ricomposta al più presto. Gli stava a cuore immensamente la compattezza del gregge, l'unità della Chiesa, più di altre cose di cui si interessava la stampa''. Nella recente biografia di Papa Luciani scritta da Marco Roncalli viene ricostruito il pensiero e la preoccupazione del futuro Papa nei confronti dei lefebvriani. Una preoccupazione che risaliva agli anni precedenti l’elezione ed era stata da lui vissuta come una situazione di emergenza già durante il periodo veneziano. A partire, ad esempio, dall’omelia del 16 agosto 1976, quando il Patriarca Luciani partì dalle antiche discordie dentro la Chiesa per arrivare a citare a quelle moderne che trovavano Paolo VI colpito dai casi Lefebvre e Franzoni. Pochi giorni prima, il 22 luglio, Paolo VI aveva infatti aveva sospeso "a divinis" il vescovo tradizionalista. Accomunando i due casi nell’omelia Luciani disse: "Miei fratelli, sono stato amico fraterno di Franzoni cui do del 'tu'; ho sentito molte volte Lefebvre parlare in Concilio. Sono sicuro che anni fa tutti e due accettavano in pieno le seguenti parole del Concilio: 'Il Romano Pontefice, in forza del suo ufficio, cioè di vicario di Cristo e pastore di tutta la Chiesa, ha su questa una potestà piena, suprema e universale, che può esercitare liberamente'. Come mai ora sia Franzoni che Lefebvre rifiutano espressamente queste parole? Per me è un dramma senza spiegazione… O, forse - continuava - la spiegazione è la conclusione stessa, che Paul Bourget ha dato al suo romanzo 'Le démon du midi': 'Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finisce col pensare come si vive'...Il pericolo può esistere anche per noi...Il Signore, invece, vuole si obbedisca alla gerarchia'.

Asca - Andrea Tornielli, Sacri Palazzi