lunedì 15 ottobre 2012

Arcivescovo maggiore di Kyiv: l’unità sarà possibile quando le Chiese saranno libere dalla politica. La presenza dei preti cattolici uxorati, nelle Chiese latine, non è ancora compresa nella sua pienezza

“La divisione tra i cristiani è uno scandalo che ci impedisce di annunciare la parola di Dio. E sebbene in Ucraina si registrino episodi di intolleranza tra cristiani, da 50 anni opera il Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle associazioni religiose, che raggruppa il 95% dei credenti. Insieme stiamo imparando a costruire la pace religiosa e a parlare, in tema di morale, con un’unica voce”. A fare il punto sull’ecumenismo in Ucraina è Sviatoslav Schevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv, capo del Sinodo della Chiesa greco-cattolica locale. Parlando questa mattina ai giornalisti, in un briefing del Sinodo sulla Nuova evangelizzazione, in corso in Vaticano, l’arcivescovo ha ricordato i passi avanti in chiave ecumenica, come la dichiarazione comune, del dicembre 2011, con le Chiese ortodosse sulle radici spirituali della crisi. Nonostante ciò Schevchuk non nasconde le difficoltà: “Ci manca molto per raggiungere la piena comunione tra le Chiese”. “L’unità - ha dichiarato - sarà possibile quando le Chiese saranno libere dalla politica. Spesso le Chiese, soprattutto quelle ortodosse, sono strumentalizzate dalla politica, specialmente quando il centro di questa Chiesa è fuori dell’Ucraina. In tal modo la Chiesa diventa uno strumento di geopolitica, e non è più libera. Come Chiesa greco-cattolica in Ucraina ci siamo chiamati fuori dalla politica e così siamo liberi di annunciare la parola di Dio”. “La presenza di circa 500mila ucraini in Italia è una sfida, per la nuova evangelizzazione, che richiede anche l’accompagnamento spirituale da parte di sacerdoti coniugati”, attivi per tradizione tra i cattolici di rito orientale. “La presenza dei preti cattolici uxorati, nelle Chiese latine, non è ancora compresa nella sua pienezza” ha dichiarato l’arcivescovo ricordando come recentemente la Conferenza Episcopale italiana “non si sia detta pronta a creare un Ordinariato per orientali cattolici” favorendo invece una cappellania etnica. Schevchuk ha affermato di “rispettare la sensibilità della CEI, e per questo di aver avviato un dialogo per il mutuo rispetto. Spero che il tempo renda possibile la conoscenza della nostra tradizione e così potremo mostrarci come siamo. I pastori latini - ha concluso - vedono l’accompagnamento spirituale delle nostre comunità ucraine come un’urgenza pastorale. Senza il loro aiuto per noi sarebbe impossibile. Siamo contenti che la Chiesa in Italia valorizzi la forza evangelizzatrice della comunità ucraine residenti”.

SIR