domenica 28 ottobre 2012

Dove e in che modo nasce il Bollettino del Sinodo dei vescovi: poco più di trenta persone per una macchina perfetta al servizio dei giornalisti

Poco più di trenta persone per una macchina perfetta che i giornalisti conoscono come “Bollettino del Sinodo”. Per capire come e dove questo piccolo miracolo in cinque lingue si compie ad ogni Assemblea sinodale, siamo andati a visitare gli uffici del Fungo. Si, non meravigliatevi del nome. L’entrata degli uffici affaccia su una piazzetta alle spalle del possente edificio dell’Aula Paolo VI contraddistinta da una strana struttura che tutti chiamano da sempre “il fungo”. In effetti è una specie di tettoia costruita per riparare dalla pioggia chi arriva in auto nel retro dell’Aula in automobile, primo fra tutti il Papa. La piazza oggi è intitolata a Giovanni Paolo II, ma nessuno la chiama così. Entrando per una porta, non proprio vistosa, si arriva ad una scaletta e su, su fino ad una serie di uffici e stanze. Scrivanie e computer, cartelle, fogli, sono disposti in un modo da rendere il lavoro funzionale. Ma di questo ti accorgi solo in un secondo momento. A dirigere la struttura Vik Van Brentegem, assistente della Sala Stampa della Santa Sede conosciuto dai giornalisti soprattutto per il suo ruolo di organizzatore del lavoro della stampa durante i viaggi del Papa. Il Bollettino del Sinodo è di fatto una parte del lavoro della Sala Stampa che per il periodo sinodale offre questo servizio speciale. Sulla scrivania di Van Brantegem, ad indicare chi è in effetti il vero direttore del lavoro, c’è un crocifisso. Non uno qualsiasi ma il bozzetto di un’opera d’arte di Francesco Somaini. E la giornata inizia sempre con la preghiera. Durante il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione ogni giorno si leggono le vite dei Santi. Poi si inizia il lavoro. L’ufficio del Fungo è in contatto diretto con la Segreteria Generale del Sinodo. Dalla Segreteria arrivano i testi e le sintesi degli interventi che i Padri sinodali preparano per l’Assemblea. I formati sono i più diversi, nonostante il tentativo si renderli omogenei, e le lingue ovviamente sono le cinque lingue ufficiali del Sinodo: italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo. E qui comincia il lavoro dei traduttori. Con un sofisticato sistema di editor ognuno riceve il testo su cui lavorare. Si traduce dalle diverse lingue alla propria lingua madre. Tutti professionisti che eccellono in precisione e velocità. Ognuno riceve un ordine del giorno che segue il ritmo dei lavori in Aula. Con un sistema di codici, sigle e colori ognuno sa esattamente quel è il suo compito e sa comprendere il percorso che ogni testo fa per arrivare alla pubblicazione ufficiale sul Bollettino. Così una sigla fa capire chi è l’autore del testo, qual è la lingua originale, quante versioni ne sono state fatte e perfino a che ora la traduzione è stata completata. C’è una sigla per capire chi lo ha tradotto e chi lo ha controllato così da poter risalire ad eventuali errori. Si controllano le citazioni bibliche e dei documenti del Magistero, e tutto ogni volta per le cinque lingue. Esiste poi la edizione plurilingue che pubblica i testi così come sono stati presentati. Ogni edizione ha un colore, per rendere facile il lavoro anche dei giornalisti, e il colore è anche un elemento utile per i traduttori che sanno che le comunicazioni che li riguardano arrivano sul loro tavolo su una luminosa carta gialla. Un controllo dopo l’altro, un passo dopo l’altro le parole dei Padri sinodali diventano testi per i giornalisti ma anche per tutti coloro che vogliono seguire i lavori sinodali. Il Bollettino infatti viene anche pubblicato on line in tempo reale sul sito della Santa Sede. La sala centrale dove si trovano i traduttori sembra un ufficio consolidato da anni. In effetti ad ogni sinodo viene montato e smontato alla fine dei lavori. Ma certo la struttura è stata messa a punto negli anni. Ci sono editori, responsabili del menabò, coordinatori che permettono anche ai vari relatori per i media di preparare i loro briefing quotidiani. Si perché se il lavoro al Fungo è un lavoro nascosto, c’è anche il lavoro di cinque relatori, uno per ogni lingua, che hanno il compito di raccontare il sinodo ai giornalisti. Uno tra loro, monsignor Giorgio Costantino, ha iniziato nel 1990 e oggi è il punto di riferimento per i nuovi arrivati. Il lavoro si svolge così intenso e imprevedibile, ma perfettamente organizzato per le tre settimane durante le quali si celebra il Sinodo. A pochi metri intanto il Papa e i Sodales tengono le relazioni e gli interventi liberi. Interventi che non saranno pubblicati, rimangono la parte più privata del dibattito sinodale insieme al dibattito che si svolge nei Circoli minori, gruppi di lavoro divisi per lingue dove di preparano le Proposizioni che poi verranno votate e presentate al Papa. Tutti i testi del Sinodo vengono pubblicati nel Bollettino che alla fine viene raccolto in un unico volume che viene inviato ai dicasteri vaticani e alle università. Un documento per la storia. Oggi alla fine della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi saranno stati pubblicati più o meno 32 bollettini. Spesso i giornalisti guardano con indifferenza, questa carta colorata ammassata su di un tavolo, e dimenticano che ognuna di quelle pagine è il frutto del lavoro di un gruppo di giovani e meno giovani senza dei quali il Sinodo rimarrebbe chiuso nella mura dell’Aula.

Angela Ambrogetti, Korazym.org