mercoledì 19 dicembre 2012

Promozioni, declassamenti, sorprese: un bilancio delle ultime nomine nella Curia romana. Più poteri al segretario del Papa, più cariche a focolarini e Sant'Egidio. Una testa tagliata al Pontificio Consiglio della Cultura e lo strano caso del nuovo decano della Rota

Nella prossima Solennità dell'Epifania Benedetto XVI consacrerà vescovo, assieme ad altri prelati, mons. Georg Gänswein, suo segretario particolare dal 2003, da poco nominato prefetto della Casa Pontificia. Gänswein conserverà la carica precedente e continuerà ad abitare nell’appartamento pontificio. Il che sta a significare che, dopo la bufera di Vatileaks e la condanna del maggiordomo Paolo Gabriele, Benedetto XVI, on un gesto che sembra non avere precedenti, ha confermato, anzi raddoppiato, la fiducia nei confronti del suo collaboratore più vicino. In effetti, guardando agli ultimi pontificati, non era mai accaduto che un ecclesiastico assommasse in sé le cariche di segretario particolare e di prefetto della Casa Pontificia. Con Giovanni Paolo II, infatti, il segretario particolare Stanislaw Dziwisz venne fatto solo prefetto “aggiunto” e nominato vescovo nel 1998 a 59 anni, per essere poi elevato nel 2003 alla dignità di arcivescovo. Che un segretario del Papa diventi vescovo non è una novità. Tuttavia, prima del Pontificato di Karol Wojtyla questa nomina era sempre arrivata nel corso del Pontificato successivo. Avvenne così col segretario di Pio XI Carlo Confalonieri, eletto arcivescovo de L’Aquila nel 1941 a 48 anni e fatto cardinale nel 1958; con quello di Giovanni XXIII Loris Capovilla, nominato vescovo di Chieti nel 1967 a 52 anni; e con quello di Paolo VI Pasquale Macchi, nominato prelato di Loreto nel 1988 a 65 anni. Gänswein è stato nominato subito arcivescovo a 56 anni e mezzo; quindi a una età leggermente più verde rispetto a Dziwisz. Ma, come visto, Confalonieri e Capovilla erano più giovani al momento della loro nomina episcopale. Fu con Giovanni Paolo II che il suo segretario fu fatto vescovo durante il Pontificato, con una mossa che sollevò critiche più o meno velate dentro e fuori la Curia romana. Pochi, forse, avrebbero immaginato che Benedetto XVI potesse imitare il suo predecessore in questo campo. Invece è stato proprio così. Così, fino ad oggi, la Curia romana non ha subito affatto quella ristrutturazione e quel dimagrimento che non pochi pronosticavano all’inizio del Pontificato di Joseph Ratzinger. Il solo ufficio finora soppresso è stato, quest'anno, la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Fortemente voluta dal card. Gianfranco Ravasi, questa soppressione ha avuto come conseguenza il declassamento del vicepresidente della Commissione stessa, l’abate benedettino Michael John Zielinski, considerato dallo stesso Ravasi troppo tradizionalista, a semplice capo ufficio della Congregazione per il Culto Divino. Pochi hanno notato questo insolito declassamento, così come, viceversa, è passata senza clamori la promozione della dottoressa Daniela Leggio a capo ufficio della Congregazione per i religiosi. Con lei, è la prima volta che una laica raggiunge tale qualifica in una Congregazione romana (dove peraltro è presente dal 2004 una suora come sottosegretario). In passato una laica, Paola Fabrizi, era diventata capo ufficio nel Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, mentre attualmente è capo ufficio alla Fabbrica di San Pietro un'altra laica, Maria Cristina Carlo-Stella. Il 2012 ha segnato l’arrivo in Curia di un esponente di punta della Comunità di Sant’Egidio, il vescovo Vincenzo Paglia, come presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, proprio mentre il fondatore della stessa Comunità, Andrea Riccardi, era ministro in Italia, anche lui con delega per la famiglia. Paglia, che è in corsa per diventare cardinale in un prossimo Concistoro, ha già mostrato di avere in materia un atteggiamento meno intransigente rispetto ai suoi predecessori, i cardinali Alfonso Lopez Trujillo, colombiano, ed Ennio Antonelli, focolarino. I focolarini sono attualmente il movimento ecclesiale più rappresentato ai vertici della Curia romana, grazie anche alla nomina, nel novembre scorso, di mons. Angelo Vincenzo Zani a segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica e ad arcivescovo (anche lui sarà consacrato dal Papa il 6 gennaio). Zani si aggiunge agli altri figli spirituali di Chiara Lubich presenti in Vaticano: il card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per i religiosi, l’arcivescovo Luciano Suriani, capo dell’ufficio del personale della Curia, e l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, sul cui tavolo passano tutte le pratiche più delicate del governo della Santa Sede. Nel 2012 ha lasciato la Curia romana l’arcivescovo Joseph William Tobin. Dopo soli due anni come segretario della Congregazione per i religiosi è stato rispedito in patria a guidare l’arcidiocesi, non cardinalizia, di Indianapolis. Tobin non è stato ancora sostituito e dal profilo del suo successore si capirà, tra l'altro, quale potrà essere la linea del dicastero riguardo alle suore progressiste degli Stati Uniti. La visita apostolica, che era stata promossa dal card. Franc Rodé, con l’arrivo del successore focolarino Braz de Aviz e dello stesso Tobin è sembrata essere finita su un binario morto. Quest’anno ha lasciato Roma anche Charles J. Scicluna, l’inflessibile promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede nei processi contro i cosiddetti "delicta graviora", tra i quali l’abuso sessuale perpetrato da chierici su minorenni. Scicluna è stato nominato vescovo ausiliare della sua isola natale, Malta, e non è stato ancora annunciato chi sarà il nuovo promotore di giustizia dell’ex Sant’Uffizio. In ogni caso, egli potrà continuare a far sentire la sua voce e la sua influenza a Roma: poco dopo la consacrazione episcopale gli è arrivata la nomina a membro della Congregazione per la Dottrina della fFde, raro caso di semplice vescovo ausiliare con un ruolo di questo livello nella curia. Sempre a riguardo della politica giudiziaria della congregazione per la dottrina della fede sarà interessante notare quale sarà l’atteggiamento del nuovo prefetto, l’arcivescovo tedesco Gerhard Ludwig Müller, succeduto al cardinale americano William J. Levada che era in perfetta sintonia con la linea intransigente di Scicluna. Il 2012 ha visto anche la nomina del nuovo decano della Rota romana nella persona di mons. Pio Vito Pinto. Nomina sorprendente per vari motivi, tra cui il fatto che lo stesso Pinto, come si evince dai documenti resi pubblici dall'ex maggiordomo del Papa, sembra aver giocato un ruolo non indifferente nell'alimentare quelle accuse (infondate) di omosessualità che fecero esplodere nel 2009 il caso di Dino Boffo. Pinto, che è stato poi nominato anche presidente della corte d’appello dello Stato della Città del Vaticano, si è fatto recentemente notare per lo spropositato elogio da lui tributato al cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, nella prolusione pronunciata in sua presenza l'8 novembre, per l'inaugurazione dell'anno accademico 2012-2013 dello studio rotale. In quella prolusione Pinto, nell'esaltare la peculiarità dei rari segretari di Stato non diplomatici di carriera e appartenenti a congregazioni religiose, ha assimilato a Bertone la figura di un suo predecessore dell'Ottocento, il barnabita Luigi Lambruschini, segretario di Stato con Gregorio XVI. Dimenticando che in un'intervista del 2006 a 30Giorni, al solo udire il nome di questo suo predecessore, Bertone aveva reagito esclamando: "Per carità, non paragonatemi al cardinale Lambruschini, che sarà stato un sant'uomo, ma era pure, politicamente, un reazionario a tutto tondo!". Fin qui alcune delle nomine più significative in curia nell’anno che sta per finire. Ma nel 2012 ci sono state anche delle conferme, che però, come prassi, non sono state annunciate nel bollettino della Sala Stampa, ma solo negli "Acta Apostolicae Sedis", la gazzetta ufficiale vaticana. Il 9 giugno il card. Leonardo Sandri è stato confermato per altri cinque anni come prefetto della Congregazione per le Chiese orientali; il 19 giugno il vescovo Juan Ignacio Arrieta, dell’Opus Dei, è stato confermato per un quinquennio come segretario del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi; lo stesso giorno il card. Jean-Louis Tauran è stato confermato per un periodo analogo come presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso; ancora il 19 giugno l’arcivescovo Claudio Maria Celli è stato confermato per cinque anni come presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; lo stesso giorno il card. Francesco Coccopalmerio è stato confermato presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi “fino al compimento dei 75 anni”; il 3 luglio padre Anthony Ward è stato confermato sottosegretario della Congregazione per il culto divino con la formula “donec aliter provideatur”: finché non si provveda altrimenti. Quanto all'Istituto per le Opere di Religione, la "banca" vaticana che dal 24 maggio 2012 è priva di un presidente, la scelta del successore dell'estromesso Ettore Gotti Tedeschi si sta focalizzando su un non italiano "di provata competenza e di fama specchiata". Scelta non facile, vista la bufera giudiziaria che ha investito nei giorni scorsi in Germania i vertici della Deutsche Bank, di cui l'attuale presidente ad interim dello IOR, Ronaldo Hermann Schmitz, è stato amministratore delegato. Nel 2013 si prevede anche la nomina di un "prelato" che faccia da trait d'union tra lo IOR e la commissione cardinalizia di vigilanza, carica vacante dal 2010. E anche per la presidenza dell'Autorità di Informazione Finanziaria si prevede che il cardinale Attilio Nicora lasci il passo a un successore.

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