venerdì 23 gennaio 2009

Mons. Sako: Benedetto XVI ha accolto favorevolmente l'idea del Sinodo generale delle Chiese del Medio Oriente

Come promesso, mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk (Iraq) ha chiesto al Papa un “Sinodo generale delle Chiese del Medio Oriente” e Benedetto XVI ha accolto e apprezzato il progetto, che definisce “una buona idea”: lo ha riferito lo stesso presule, ricevuto oggi dal Papa, all’agenzia AsiaNews. “Siamo una realtà piccola - ha continuato - ma abbiamo il desiderio comune di continuare la nostra missione nell’area. Il Sinodo toccherà diverse tematiche, fra le quali il problema dell’immigrazione dei cristiani. Abbiamo steso un progetto che delinea il percorso da seguire durante il Sinodo e le problematiche da affrontare”. Mons. Sako ha parlato di una Chiesa sofferente per le persecuzioni, e dei molti cristiani che continuano a lasciare il Paese, assottigliando le fila della comunità. Il vescovo ha invitato la comunità internazionale e la Chiesa universale ad “appoggiare la presenza dei cristiani in Iraq” e chiede al governo di Baghdad di “creare un ministero per le minoranze, che dia un significato alla loro presenza nel Paese, ne tuteli i diritti e ne incoraggi la permanenza”. Ha auspica inoltre che la Chiesa irachena sappia “aggiornare il messaggio evangelico: non bisogna vivere nella storia e pensare al passato, ma guardare con speranza al futuro” e adattare il compito missionario “nella società di oggi per un dialogo schietto con i musulmani”. Il rinnovamento deve passare attraverso un ripensamento complessivo “della catechesi e della pastorale”, che sappiano “adattarsi alla realtà odierna”. L’arcivescovo di Kirkuk ha lanciato infine un appello - attraveso AsiaNews: “Abbiamo bisogno di una formazione per i catechisti, per i preti, per le suore. Molti hanno lasciato il Paese e siamo un piccolo gruppo. Deve essere la Chiesa universale che pensa a noi, che ci aiuta nella formazione; essa deve venirci incontro in questa opera di ricostruzione. E lo stessa vale per i giovani del Paese: essi vanno formati alla vita cristiana, alla partecipazione attiva nella politica, nell’educazione e nell’istruzione rimanendo nella loro terra. Quanti vanno via, corrono il rischio di perdere la loro identità”.