sabato 7 febbraio 2009

Due settimane dalla revoca della scomunica ai lefebvriani tra polemiche meschine dentro e fuori la Chiesa e la volontà di dialogo della Fraternità

Chiuso nel seminario argentino di Nostra signora redentrice di La Reja, il vescovo lefebvriano Richard Williamson insiste. In un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel realizzata per mezzo del suo avvocato, il presule ha spiegato che non ritratterà - come ha espressamente chiesto il Vaticano - la sua convinzione che le camere a gas non siano mai esistite e che nella shoah siano morte solo due-trecentomila ebrei prima di aver trovato nuove prove storiche rispetto a quelle che aveva consultato prima di una intervista alla televisione svedese che ha fatto il giro del mondo. "E quando trovo queste prove, allora rettificherò", ha spiegato. "Ma servirà tempo". Frasi che continuano a sollevare indignazione fuori e dentro la Chiesa cattolica. Se il Consiglio centrale degli ebrei tedeschi si è schierato a sostegno del cancelliere Angela Merkel, che aveva criticato la decisione del Papa di revocare la scomunica a Williamson ed altri tre vescovi lefebvriani, il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Robert Zollitsch, ha chiesto di scomunicare di nuovo Williamson. "Adesso nella Chiesa Cattolica non vedo nessun posto per lui", ha detto. Il direttore del programma tedesco di Radio Vaticana, intanto, denuncia l'abbandono della Chiesa da parte dei cattolici tedeschi.
"L'ondata di abbandoni è iniziata", ha detto padre Eberhard von Gemmingen. Nei giorni scorsi, peraltro, lo stesso gesuita aveva spiegato: "Il Vaticano ha fatto sicuramente degli errori, ma devo esprimere il sospetto che l'intervista di Williamson sia stata trasmessa esattamente nel momento in cui è stata revocata la scomunica per mettere in cattiva luce il Vaticano e, in definitiva, per criticare la Chiesa". Il Prefetto della Congregazione per i vescovi, card. Giovanni Battista Re, che lo scorso 21 gennaio ha materialmente firmato il decreto di revoca della scomunica, intanto, oggi è stato ricevuto dal Papa, come ogni sabato. Un appuntamento anche per analizzare quello che è diventatouno dei dossier più caldi del Pontificato di Papa Ratzinger. Tra denunce dell'antisemitismo lefebvriano (da ultimo, dopo i vescovi svizzeri, tedeschi, francesi, italiani e canadesi, anche gli statunitensi), interrogativi fondamentali ("Non sarebbe stato meglio riscomunicare subito Williamson? Il prezzo per lo sforzo di ricreare l'unità della Chiesa non è stato troppo alto?", si è domandato il Presidente dei vescovi svizzeri, Kurt Koch), raccolte di firme contro i lefebvriani si svariati circoli cattolici progressisti europei, la polemica interna alla Chiesa Cattolica sembra ancora lungi dall'essere conclusa. In controcorrente sono i vescovi polacchi, che hanno ringraziato il Papa per "l'atto di grande coraggio e magnanimità" nei confronti dei lefebvriani. I quali, nel frattempo, appaiono sempre più spaccati. Se Williamson non ritratta, la leadership della Fraternità San Pio X tenta di contenere l'incidente del vescovo britannico e accelerare le trattative con la Santa Sede per ottenere una piena comunione in Santa Romana Chiesa. "La posta in gioco è dottrinale", afferma oggi il portavoce dei lefebvriani, l'abate Alain Lorans. Per i lefebvriani, infatti, "ormai le dichiarazioni contro mons. Williamson si sono estese e trasformate in attacchi contro il Papa e la Fraternità San Pio X". Segno di un "complotto" ordito, tra l'altro, dalle femministe francesi. "Il decreto di revoca della scomunica e la campagna di stampa suscitata dalle dichiarazioni di mons. Williamson alla televisione svedese - spiega - dovranno essere analizzate più ampiamente, più serenamente". Il punto, invece, sono le trattative che ruoteranno attorno al Concilio Vaticano II. E mentre L'Osservatore Romano titola un articolo dedicato a Giovanni XXIII e Pio IX "Alla grande impresa del Vaticano II guardando al Papa del Vaticano I", Lorans cita il teologo domenicano Claude Geffré. "E' vero che i testi sono spesso ambigui. Per arrivare, effettivamente, alla più grande unanimità dei padri conciliari al momento dei voti, è successo che si siano giustapposti il punto di vista di una minoranza irriducibile e quello della schiacciante maggioranza", ha detto di recente il domenicano già sanzionato, in passato, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede guidata da Joseph Ratzinger per il suo progressismo. "Non si potrebbe dire meglio", chiosa il portavoce dei lefebvriani: "La giustapposizione tra due punti di vista, uno irriducibile e l'altro schiacciante". Per i lefebvriani è giunto il momento di non essere più schiacciati.