martedì 10 febbraio 2009

Revoca della scomunica ai lefebvriani. Padre Lombardi corregge il tiro e riconosce l'opera di mediazione del card. Castrillòn

Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha riconosciuto l'opera di mediazione svolta dal card. Darío Castrillón Hoyos che ha permesso la remissione della scomunica dei quattro Vescovi lefebvriani, un passo importante per il superamento dello scisma più recente nella Chiesa. In un'intervista concessa a Néstor Pongutá Puerto per il quotidiano El Colombiano, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha detto che il Presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” non poteva essere a conoscenza di tutto ciò che pensano i tanti seguaci di mons. Marcel Lefebvre, e che quindi non può essere accusato di ignorare quale fosse il pensiero del vescovo Richard Williamson sulla Shoah. Padre Lombardi ha voluto in questo modo ribattere alle interpretazioni date all'intervista da lui concessa al quotidiano parigino La Croix, secondo le quali avrebbe rimproverato il card. Castrillón Hoyos per non aver informato il Papa sulle dichiarazioni negazioniste dell'Olocausto da parte del presule tradizionalista britannico residente in Argentina. Come spiega il portavoce, il cardinale “conosce molto bene le posizioni del Superiore generale” della Fraternità Sacerdotale San Pio X, il vescovo Bernard Fellay, “ma ciò non implica che debba conoscere o tener conto di tutte le idee e opinioni di ciascuno dei membri di questa comunità sulle varie situazioni”. “Naturalmente tutti i negoziati sono stati portati avanti con il Superiore generale e non con gli altri Vescovi”, informa. “Non era solo il Papa a non essere informato delle posizioni di Williamson riguardo alla Shoah. Mons. Williamson, bisogna ricordare, è in genere in Argentina. E' comprensibile che lo stesso card. Castrillón non ne fosse informato e men che meno dell'ultima intervista alla televisione svedese”. Nelle sue dichiarazioni a La Croix, interpretate come un rimprovero al cardinale, padre Lombardi ha affermato semplicemente che il cardinale Castrillón è “la persona che conosce meglio la situazione con i lefebvriani”, anche se “questo non vuol dire che [...] dovesse conoscere chiaramente le posizioni negazioniste di Williamson sulla Shoah”. “Noi continuiamo ad avere la massima fiducia e riconoscenza per lavoro difficile che il cardinale ha svolto e sta svolgendo per tessere di nuovo questo rapporto molto delicato e per ricostruire l'unità della Chiesa, compito che realizza su incarico specifico del Papa”, riconosce padre Lombardi, confessando la sua ammirazione per il servizio alla Chiesa prestato dal porporato colombiano. “Con il Santo Padre, il cardinale Castrillón ha un rapporto di fiducia totale perché è uno dei suoi più stretti collaboratori. Questo tema delicato della riunificazione della Chiesa soprattutto con i gruppi tradizionalisti che si sono separati è una situazione che il Papa ha sentito molto profondamente, perché egli stesso lo ha vissuto in prima persona”. Nel 1988 Joseph Ratzinger, da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha portato avanti a nome di Giovanni Paolo II i negoziati finalizzati a promuovere la riconciliazione con la Fraternità fondata da mons. Lefebvre, all'epoca ottuagenario. I negoziati vennero in seguito interrotti dall'arcivescovo Lefebvre che scelse di consacrate senza il mandato del Papa quattro Vescovi, che in questo modo incorsero nella scomunica.