venerdì 3 aprile 2009

Il Papa all'ambasciatore dominicano: autonomia e cooperazione tra Chiesa e Stato al servizio della pace, contro la povertà e il narcotraffico

La commemorazione del “V centenario della creazione dell'arcidiocesi di Santo Domingo” (8 agosto 1511) e “la Missione continentale che ha ricevuto impulso dalla V Assemblea generale dell'episcopato latino-americano e dei Carabi” di Aparecida, sono “motivo di un rinnovato dinamismo missionario ed evangelizzatore che favorirà la promozione umana di tutti i membri della società”. Lo ha detto stamattina il Papa ricevendo il nuovo ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede, Victor Manuel Grimaldi Céspedes (nella foto con Benedetto XVI). “La Chiesa – ha affermato il Papa - che non può confondersi mai con la comunità politica, converge con lo Stato nella promozione della dignità della persona e nella ricerca del bene comune della società”. In questo contesto di “reciproca autonomia e sana cooperazione”, si inseriscono le iniziative diplomatiche che “stanno al servizio della grande causa della pace, dell'avvicinamento e collaborazione tra i paesi e di un scambio fruttuoso per ottenere relazioni più umane e più giuste”. “Il suo Paese – ha aggiunto - ha continuato a forgiare nel tempo un ricco patrimonio culturale”, in cui “si distinguono significative tradizioni e costumi, molti dei quali hanno la loro origine e alimento nella dottrina cattolica che promuove in chi la professa un anelito di libertà e di coscienza critica, di responsabilità e solidarietà”. Grande e positivo è stato l’influsso della Chiesa per il progresso della Repubblica di Santo Domingo “soprattutto nel campo educativo, con le diverse università, centri di formazione tecnica, istituti e scuole parrocchiali; e nell'ambito assistenziale, con l'attenzione ai numerosi immigranti, ai rifugiati, disabili, malati, anziani, orfani e bisognosi”. Benedetto XVI ha voluto evidenziare la collaborazione “tra gli organismi cattolici locali e quelli dello Stato nello sviluppo di programmi che, cercando sempre il bene comune della società, favoriscono i più bisognosi e promuovono autentici valori morali e spirituali”. D'altra parte, ha aggiunto il Pontefice, è di “somma importanza” che anche oggi la Repubblica Dominicana continui a caratterizzarsi per quei “nobili principi che distinguono la ricca storia dominicana dalla fondazione”: “la difesa e diffusione di valori umani tanto basilari come il riconoscimento e la tutela della dignità della persona, il rispetto della vita umana dal suo concepimento alla suo termine naturale e la salvaguardia dell'istituzione familiare basata nel matrimonio tra un uomo ed una donna”. Negli ultimi tempi, grazie al contributo di diverse istanze, “si sono prodotti – ha sottolineato Benedetto XVI - notevoli risultati, tanto sul piano sociale quanto su quello economico che permettono di auspicare un futuro più luminoso e sereno”. Ma nonostante ciò, “rimane ancora una lunga strada da percorrere per assicurare una vita degna ai dominicani e sradicare i lacci della povertà, il narcotraffico, la emarginazione e la violenza”, ha denunciato il Santo Padre, per il quale “tutto ciò che è orientato al rinvigorimento delle istituzioni è fondamentale per il benessere della società che si appoggia su pilastri quali l’onestà e la trasparenza, l’indipendenza giuridica, l'attenzione e il rispetto dell'ecosistema ed il potenziamento dei servizi sociali, assistenziali, sanitari e educativi di tutta la popolazione”. “Questi passi – ha chiarito il Papa - devono essere accompagnati da una forte determinazione di sradicare definitivamente la corruzione che implica tanta sofferenza, soprattutto per i membri più poveri e indifesi della società”. Nella instaurazione di “un clima di vera concordia e di ricerca di risposte e soluzioni efficaci e stabili per i problemi più sentiti, le Autorità dominicane troveranno sempre la mano tesa della Chiesa, per la costruzione di una civiltà più libera, pacifica, giusta e fraterna”, ha assicurato Benedetto XVI.