giovedì 2 luglio 2009

La capacità comunicativa del Papa: come Paolo parla direttamente agli interlocutori con un linguaggio innovativo, anticonformista e non 'curiale'

di Raffaella

In questi giorni abbiamo letto alcune analisi molto interessanti (penso in particolare all'articolo di Salvatore Izzo) sul "nuovo corso" della comunicazione del Santo Padre e della Santa Sede. Anche io ho notato una certa rinnovata freschezza ed alcune interessanti novità. Innanzitutto segnalo che Benedetto XVI viene lasciato finalmente libero di esprimersi in piena libertà e di parlare direttamente ai fedeli su questioni di primaria importanza. Questo è ed è sempre stato lo stile comunicativo di Joseph Ratzinger che, da grande professore, è capace di adattare il linguaggio agli interlocutori. Egli sa parlare ai grandi teologi ma anche ai bambini della prima comunione con una spontaneità ed una linearità veramente singolari. Ciò che colpisce nel Santo Padre è "l'intima coerenza" del suo pensiero: non c'è contraddizione fra i discorsi o le omelie. Benedetto XVI sta componendo un grande mosaico e ciascuno dei suoi interventi costituisce un tassello della grande opera in formazione. Non c'è contrapposizione fra i tasselli perchè tutti hanno caratteristiche proprie ma, nello stesso tempo, sono intimamente collegati fra loro. La novità di queste ultime settimane è la grande libertà di azione del Santo Padre che salta ogni mediazione e parla direttamente ai fedeli e/o ai sacerdoti. Lo abbiamo visto nella Lettera ai vescovi sulla remissione della scomunica ai Lefebvriani. Qualcuno l'ha paragonata alla grandiosa Lettera di San Paolo ai Galati. E' così: come Paolo, anche Benedetto parla direttamente agli interlocutori ed usa un linguaggio decisamente innovativo, anticonformista e sicuramente non "curiale". Non c'è bisogno di una mediazione: il Papa arriva direttamente alla mente ed al cuore dei fedeli. Abbiamo notato questo stile anche nella Lettera ai sacerdoti per l'indizione dell'Anno Sacerdotale: parole anche dure, dirette, e molto sincere.Non c'e' ragione di nascondere i problemi: essi vanno chiamati con il loro nome per essere affrontati. Lo abbiamo visto anche domenica quando, in prima persona e senza l'intervento di altri, ha svelato i risultati dei test sulla tomba dell'Apostolo delle Genti. Uno choc per i mass media e sicuramente per molti ecclesiastici. Il giorno successivo il Papa ha di nuovo stupito tutti annunciando in prima persona la prossima pubblicazione della sua terza Enciclica. Poteva aspettare l'annuncio della sala stampa (dato ieri), ma ha preferito occuparsi della cosa personalmente. Un nuovo stile di Pontificato, un lavoro che ci fa tornare alle origini del Cristianesimo, quando Pietro e Paolo predicavano alle folle senza mediatori. In tutto questo la Sala Stampa riacquista, a mio modesto parere, il ruolo che le è proprio: non interpreta il pensiero del Papa (che sa comunicare benissimo da solo!) ma precisa quando è necessario. Degni di nota gli ultimi interventi di Padre Lombardi volti a ribadire, a precisare, anche a controbattere, ma mai ad interpretare. L'esempio è la limpida spiegazione dell'illegittimità delle ordinazioni sacerdotali da parte dei vescovi lefebvriani. Nessuna polemica, solo una precisazione: tutto è scritto nella Lettera di Benedetto XVI pubblicata a marzo. Nulla di più, nulla di meno. E' il Papa, e non altri a nome suo, che comunica con il gregge che gli è affidato. Non vi nascondo che mi piace moltissimo questo stile comunicativo. E non posso celare la mia grande emozione per le ultime omelie del Santo Padre. Tutte (proprio tutte!) sono pietre miliari, tasselli importantissimi. Penso alla monumentale omelia di domenica con la quale si è chiuso l'Anno Paolino. Mi riferisco in particolare al concetto di fede adulta che l'allora card. Ratzinger aveva già affrontato nell'omelia della Messa "pro eligendo Romano Pontifice" del 18 aprile 2005, che vi invito a rileggere. E' un classico esempio di intima coerenza del pensiero del Papa: il concetto già chiarissimo del 2005 viene precisato ed ulteriormente ampliato nel 2009. Ma la base resta la stessa: il Cristiano deve sapere andare controcorrente e non sedersi comodamente su una "fede fai da te" che fa comodo a seconda delle circostanze. Esemplare anche l'omelia per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo in cui Benedetto XVI ha affrontato così tanti argomenti (dal ruolo del Pastore, al rapporto fra fede e ragione, fino alla concezione di "anima") [...] Certo! Il Papa è capace di dare carezze delicatissime e sferzate inaspettate, ma ha ragione Ognibene: è un anticonformista puro. Inoltre possiede l'arma tipica delle grandi menti: l'ironia. Che dire di più? Apprezzo moltissimo questo nuovo corso che si va rafforzando e prego che si continui su questa buona strada.