mercoledì 9 settembre 2009

Il Papa: dobbiamo saper fare silenzio in noi per ascoltare Dio. Non lasciamoci assorbire dalle attività, dai problemi e dalle preoccupazioni

“Guardare sempre alla Croce come al supremo atto di amore di Dio nei confronti dell’uomo, che ci ha donato la salvezza” e “saper fare silenzio in noi per ascoltare la voce di Dio, nella preghiera e nella meditazione della Sacra Scrittura”. E’ questo un compito “importante anche oggi, anche per noi non monaci”. Con queste parole il Papa ha attualizzato la figura di San Pier Damiani, ”monaco, amante della solitudine e, insieme, intrepido uomo di Chiesa, impegnato in prima persona nell’opera di riforma avviata dai Papi del tempo”, nato a Ravenna nel 107 e morto nella notte tra uil 22 e il 23 febbraio del 1072. Illustrando i tratti di quella che ha definito “una delle più significative personalità del secolo XI”, al centro della catechesi dell’Udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha ricordato come per Pier Damiani la cella dell’eremo era un “parlatorio dove Dio conversa con gli uomini”, e “la vita eremitica è per lui il vertice della vita cristiana, è al culmine degli stati di vita”. “Questo è importante anche oggi, anche per noi non monaci”, ha aggiunto il Papa a braccio: “saper fare silenzio in noi per ascoltare la voce di Dio, cercare per così dire un parlatorio dove Dio parla con noi, e nel silenzio della preghiera e nella meditazione imparare la Parola di Dio e la strada della vita”. “Non lasciarci assorbire totalmente dalle attività, dai problemi e dalle preoccupazioni di ogni giorno, dimenticandoci che Gesù deve essere veramente al centro della nostra vita”. “Fine teologo”, San Pier Damiani – ha ricordato Benedetto XVI – trae dall’analisi della dottrina trinitaria “conclusioni ascetiche per la vita in counità e per gli stessi rapporti tra cristiani latini e greci, divisi su questo tema”. Cristo, ammonisce il Santo, “deve essere al centro della vita del monaco”, secondo il quale tuttavia “l’intima unione con Cristo impegna non solo i monaci, ma i singoli battezzati”. Di qui “il forte richiamo anche per noi”. Nella sua Regola, ha detto il Papa ripercorrendone la biografia, Pier Damiani sottolinea fortemente il “rigore dell’eremo”: “nel silenzio del chiostro, il monaco è chiamato a trascorrere una vita di preghiera, diurna e notturna, con prolungati ed austeri digiuni; deve esercitarsi in una generosa carità fraterna e in un’obbedienza al priore sempre pronta e disponibile. Nello studio e nella meditazione quotidiana della Sacra Scrittura, Pier Damiani scopre i mistici significati della parola di Dio, trovando in essa nutrimento per la sua vita spirituale”. San Pier Damiani “ha fatto della vita monastica una testimonianza eloquente del primato di Dio e - ha aggiunto il Papa a braccio commentando questa visione – un richiamo per tutti a camminare verso la santità, liberi da ogni compromesso mondano”. Con queste parole il Papa ha concluso la catechesi dedicata ad un “monaco fino in fondo” che, “con forme di austerità che poggi potrebbero sembrare persino eccessive”, si consumò, con lucida coerenza e grande severità, per la riforma della Chiesa del suo tempo”. Parlando della “immagine ideale della Santa Chiesa” delineata da San Pier Damiani, Benedetto XVI ha fatto notare che essa “non corrisponde alla realtà del suo tempo, ed egli lo sa”. “Per questo – ha proseguito il Pontefice - non teme di denunciare lo stato di corruzione esistente nei monasteri e tra il clero”, anche quando “diversi vescovi e abati si comportavano da governatori dei propri sudditi più che da pastori d’anime”, e “non di rado la loro vita morale lasciava molto a desiderare”. Tra i tratti della “profonda teologia” di Pier Damiani, il Papa ha citato la concezione della Chiesa universale come “unica sposa di Cristo al singolare”. “Non soltanto all’interno della Chiesa universale - ha aggiunto il Papa a braccio commentando questa visione - ma in ognuno di noi dovrebbe essere presente la Chiesa nella sua totalità”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa