mercoledì 9 settembre 2009

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Il card. Napier: se vogliamo avere un impatto sulla società il Vangelo deve essere il centro della nostra vita

Se i cattolici vogliono davvero influire sulla società devono mettere il Vangelo al centro della propria vita, ha spiegato il card. Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban in Sudafrica, commentando la II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Il Sinodo si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre sul tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra…Voi siete la luce del mondo”. In un'intervista alla Radio Vaticana, il porporato ha osservato che il primo obiettivo dell'incontro sarà capire “come promuovere meglio la dimensione dell’essere 'luce del mondo e sale della terra'”. “Se vogliamo avere un impatto sulla società, il Vangelo deve essere il centro della nostra vita e ogni membro della Chiesa deve essere autenticamente e profondamente evangelizzato” ha affermato. “In altre parole, dobbiamo cercare un’autentica amicizia, una relazione personale con Cristo”. “Il nostro auspicio è che il Sinodo ci mostri come la Chiesa in altri Paesi africani sia riuscita a fare ciò”, ha aggiunto. Il Sinodo di ottobre arriva a 15 anni dal primo evento di questo tipo, svoltosi nel 1994. Parlando delle differenze con quell'incontro, il card. Napier ha sottolineato che in quel caso “avevamo una situazione unica”: se da un lato la transizione in Sudafrica “rappresentava il migliore esempio delle cose buone che si possono fare in Africa quando la gente lavora insieme ed è mossa da un unico intento”, dall'altro imperversavano “i massacri in Ruanda, i peggiori mai avuti in Africa, in cui l’etnocentrismo ha causato la perdita insensata di tante vite umane”. “La vera tragedia era che ciò era potuto accadere in Paesi come il Burundi e il Ruanda, ma in particolare il Ruanda, con un’alta percentuale di cattolici”, ha ammesso il porporato. Oggi, ha commentato, ci sono “molti più esempi di Paesi che hanno compiuto una transizione da dittature a forme di governo più democratiche”, ma “ci sono ancora aree dove la popolazione non può godere della pace”, come la zona dei Grandi Laghi, il Congo Orientale, il Nord e Sud Kivu, “dove la povera gente è all’esasperazione”. Il card. Napier ha quindi ricordato i grandi successi ottenuti dalla prima riunione sinodale, iniziando dalla centralità della proclamazione della Parola: “abbiamo appreso come la Chiesa stava annunciando la Parola nei diversi Paesi del Continente”. Un secondo aspetto di rilievo è stato il dialogo, “particolarmente importante in Africa dove, in genere, c’è un forte senso comunitario per cui il fatto di appartenere a diverse Chiese o religioni non significa che non possiamo sentirci comunità”. Accanto al dialogo all'interno delle Chiese e tra cristiani e altre religioni, particolare rilevanza è stata poi data al settore della giustizia e della pace. “Lo spazio riservato a questo tema durante il Sinodo – ha concluso – ha attirato l’attenzione dei Vescovi africani nel periodo successivo”.

Zenit