mercoledì 7 ottobre 2009

Gli altri temi e le proposte concrete dei vescovi africani durante la quarta Congregazione generale di ieri pomeriggio

È entrato nel vivo il secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ieri pomeriggio i lavori del Sinodo sono proseguiti con la quarta Congregazione generale. Numerosi i temi emersi dall’Aula, come le violenze contro i cristiani, la necessità di una “conversione ecologica” dell’Africa e il problema delle migrazioni. Poi, il grande tema dei rapporti con le sètte: una sfida urgente da affrontare anche con autocritica, hanno ribadito i Padri Sinodali, cercando di capire cosa non è sufficiente nel lavoro pastorale. Auspicato anche un nuovo slancio nelle relazioni ecumeniche e una comprensione specifica delle espressioni culturali africane. Quindi, l’Aula del Sinodo ha lanciato un appello perché la Chiesa in Africa susciti una “conversione ecologica” attraverso l’educazione, così che il Paese non sia più vittima dello sfruttamento petrolifero, della deforestazione, dello smaltimento dei rifiuti tossici. Centrale anche la necessità di una formazione sacerdotale adeguata, che punti al passaggio dal “dialogo tra le culture” alla “cultura del dialogo”. E ancora, l’incoraggiamento ai laici, che possono fare da “interfaccia” evangelizzatrice tra la Chiesa e il mondo, e il sostegno ai Tribunali Penali Internazionali, affinché ristabiliscano giustizia e pace sulla base della verità. Perché, come diceva Giovanni Paolo II, “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. Da segnalare, inoltre, l’auspicio che l’Unione Africana includa un rappresentante permanente della Santa Sede e un osservatore del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar.
“Un rappresentante permanente” presso l’Unione africana, che “partecipi a tutti gli incontri ogniqualvolta si svolgano e che possa mantenere un contatto personale con i membri cattolici di questa importante istituzione”. A fare la richiesta, durante la qQuarta Congregazione generale del Sinodo per l’Africa, è stato mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiopica. Durante la discussione libera di ieri sera, molti vescovi si sono dichiarati a favore della proposta, due o tre vescovi contrari, soprattutto del Maghreb. “Questo rappresentante speciale - ha spiegato il vescovo di Addis Abeba - dovrebbe possedere le stesse credenziali di un nunzio apostolico”. Tra le altre proposte giunte dai 23 interventi liberi di ieri sera, quelle di istituire un “cappellano” per la “presenza pubblica dei cattolici nei parlamenti di ogni Paese africano” e di inserire nel documento finale “un appello ufficiale per l’abolizione della pena di morte”. Mons. Simon Ntwamwana, arcivescovo di Gitega in Burundi, ha deplorato che “uomini politici si servano dei conflitti etnici per conquistare il potere e per mantenerlo”. Il vescovo di Kwito-Bié, in Angola,ha auspicato una testimonianza di “riconciliazione, giustizia e pace” da parte dei laici cattolici che militano in Parlamento.


Radio Vaticana, SIR