Al valore della dignità umana nella malattia e nella sofferenza, il Papa ha dedicato numerosi interventi. “Perché soffriamo? Può ritenersi positiva l'esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla sofferenza e dalla morte?”: sono questi, riconosce Benedetto XVI, interrogativi esistenziali. Domande, afferma il Papa, che “restano umanamente il più delle volte senza risposta”, giacché il soffrire “costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione”. Eppure, la sofferenza non è senza senso: “Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore” (2 dicembre 2007: Visita pastorale all’Ospedale romano "San Giovanni Battista" del Sovrano Militare Ordine di Malta ).
La malattia, sottolinea il Papa, “è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa dono e occasione di santificazione”. La sofferenza, nel mistero di Dio, diventa amore per gli altri.
“Quando la sofferenza e lo sconforto si fanno più forti, pensate che Cristo vi sta associando alla sua croce perché vuole dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio. Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi passi dietro a quelli dell’uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore” [Visita all'Hospice "Sacro Cuore" - Fondazione Roma (13 dicembre 2009)].
Ecco perché, avverte il Papa, bisogna contrastare la mentalità efficientista che tende ad emarginare le persone malate, ritenendole “un peso ed un problema per la società”: “Chi ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute” [Visita all'Hospice "Sacro Cuore" - Fondazione Roma (13 dicembre 2009)].
Gli ospedali e la case di cura, è la riflessione del Pontefice, possono diventare “luoghi privilegiati dove testimoniare l’amore cristiano che alimenta la speranza”. Questa grande speranza, sottolinea ancora, “può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere”.
"Chi può eliminare il potere del male è solo Dio. Proprio per il fatto che Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelarci il disegno divino della nostra salvezza, la fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l'umano e quindi anche del soffrire". [Incontro con gli ammalati, il personale medico e i dirigenti dell'Ospedale dinanzi all’Ingresso monumentale della Casa Sollievo della Sofferenza (21 giugno 2009)].
Un’esortazione speciale il Papa la rivolge agli operatori sanitari chiamati, ogni giorno, a testimoniare l’amore di Dio a chi soffre. La carità, sottolinea, “trova un’attenzione particolarmente significativa nella cura dei malati”. E indica nell’Eucaristia il fondamento della pastorale della salute: "E’ proprio dall’Eucaristia che la pastorale della salute può continuamente attingere la forza per soccorrere efficacemente l’uomo e promuoverlo secondo la dignità che gli è propria” [Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute (22 marzo 2007)].
L’Eucaristia, è l’incoraggiamento del Papa, “è la linfa vitale" che conforta i malati e "infonde nel loro animo luce interiore per vivere con fede e con speranza la condizione di infermità e di sofferenza”.
Radio Vaticana