mercoledì 10 febbraio 2010

Un'altra storia difficile nella Santa Sede: mons. Fisichella, la Pontificia Accademia per la Vita e il caso della bambina di Recife un anno dopo

E’ passato quasi un anno dal “caso Recife”, quello della bambina brasiliana di nove anni cui venne inflitto un aborto gemellare e sul quale la Chiesa, L’Osservatore Romano e la diocesi locale parlarono con voci aspramente discordi. Le conseguenze di quella storia potrebbero farsi complicate per mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Giovedì, infatti, la Pontificia Accademia si riunisce in Vaticano: qui una parte dei suoi membri chiederà a Fisichella spiegazioni per quanto da lui scritto su L’Osservatore Romano il 25 marzo 2009 proprio a proposito di Recife. Gli chiederà spiegazioni e, secondo quanto scrive il vaticanista Sandro Magister, anche le dimissioni. Tutto cominciò un anno fa. In Brasile, nella città di Recife, una bambina rimasta incinta di due gemelli a seguito di violenza sessuale subita dal patrigno venne fatta abortire dai medici, incalzati da collettivi femministi, attestando un inesistente (secondo la diocesi) pericolo di vita. L’arcivescovo di Recife, José Cardoso Sobrinho, condannò la cosa dicendo che coloro che avevano aiutato la bambina ad abortire erano, ai sensi del diritto canonico, scomunicati latae sententiae. Feroci polemiche scoppiarono in tutto il paese e arrivarono in Europa. I giornali francesi scrissero articoli di condanna contro il “fanatismo” e la “durezza di cuore” della Chiesa: erano concordi in difesa della bambina e di coloro che l’avevano aiutata ad abortire. Racconta Magister: il caso volle che in quei giorni in Francia si trovasse una delle editorialiste di punta dell’Osservatore, Lucetta Scaraffia. Questa avvertì il direttore Gian Maria Vian delle polemiche. Vian avvertì il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone che pensò di chiedere a Fisichella un articolo per acquietare gli attacchi contro la Chiesa. Fisichella scrisse, Bertone approvò il testo e, senza farlo controllare dalla Congregazione per la dottrina della fede, lo mandò alle stampe. Che cosa scrisse Fisichella? Condannò la posizione di Sobrinho. L’articolo di Fisichella provocò le proteste dei difensori della vita di ogni concepito e il plauso dei sostenitori della libertà dell’aborto. Sobrinho s’indignò: disse che Fisichella era disinformato sia sulla bambina (non era in pericolo di vita) sia sulla dottrina della Chiesa. Scrisse in Vaticano chiedendo di pubblicare una sua nota in merito su L’Osservatore ma non ebbe risposte. Un silenzio che L’Osservatore aggravò quando, qualche tempo dopo, citò un testo di Lucia Annunziata dove, riferendosi espressamente all’articolo di Fisichella, riconosceva alla Chiesa “una trasparenza mai vista”. Per molti la misura era colma anche perché fino ad allora il Papa non era stato informato della gravità della cosa. Ma grazie all’intercessione del card. Renato Raffaele Martino, cinque membri della pontificia commissione vennero ricevuti da Benedetto XVI. Gli spiegarono tutto. Ratzinger rimase amareggiato e mormorò: “Si deve fare qualcosa”. L’8 giugno disse a Bertone di far pubblicare su L’Osservatore una nota che riconfermasse come immutata la dottrina della Chiesa sull’aborto. La nota uscì, con fatica, il 10 luglio: non si diceva che l’articolo di Fisichella era sbagliato, ma che era stato oggetto di “strumentalizzazione”. Fu un espediente retorico che consentì a Fisichella e Bertone di uscire indenni dalla vicenda. Ma giovedì ogni cosa potrà essere chiarita. Alla riunione parteciperà anche il belga Michel Schooyans, professore emerito a Lovanio e specialista in antropologia, filosofia politica e bioetica. Questi ha recentemente scritto una dura requisitoria contro la “trappola” nella quale anche Fisichella è caduto: l’uso ingannevole del concetto di “compassione”. Naturalmente l’arcivescovo Fisichella, che è anche cappellano della Camera e rettore della lateranense, avrà modo di contrattaccare con i suoi argomenti. Da seguire, sebbene la riunione sia a porte chiuse.

Paolo Rodari, Il Foglio