A differenza degli ultimi anni, nella Basilica di San Pietro non è prevista la celebrazione della Messa presieduta dal card. Franc Rodé, ma la celebrazione dei Vespri presieduta dal Santo Padre, questo pomeriggio alle ore 17.30. Tale celebrazione si svolgerà come di consueto, rimanendo però inserita all’interno dell’adorazione eucaristica. Si inizierà con l’esposizione del Santissimo Sacramento, quindi si procederà al canto dei Vespri. La celebrazione si concluderà con l’adorazione e la benedizione eucaristica. Svolgeranno il servizio all’altare come ministranti gli studenti religiosi dell’Ordine di Sant’Agostino. Alcuni brevi spazi di silenzio, dopo il canto dei salmi e dopo l’omelia del Santo Padre, intendono sottolineare la dimensione del raccoglimento orante, come parte integrante della celebrazione liturgica.
Il Magistero di Benedetto XVI
“Una imitazione radicale di Gesù”. E’ una delle tante definizioni dedicate da Benedetto XVI alla vita consacrata, che il 2 febbraio prossimo, come da tradizione in questa data, sarà al centro della Festa della Presentazione del Signore. Sono chiamati consacrati e come tanti hanno scelto di seguire Cristo, ma forse in nessuno come in loro se ne coglie appieno, in trasparenza, la figura. Donne e uomini che un giorno della loro vita – per una frase, un incontro, un moto dell’anima – sono stati rapiti dalla forza di un carisma e hanno lasciato l’affetto di una famiglia, anni di progetti personali, sicurezze materiali, la ricerca di un posto nella società per permettere a quella irresistibile ispirazione interiore di diventare famiglia, progetto, bene e identità. La loro singola storia diventa storia della Chiesa universale nel tempo della loro chiamata e un tassello del grande mosaico costruito dal Vangelo in duemila anni di carismi. Nelle omelie del 2 febbraio nel corso del Pontificato, Benedetto XVI ha illustrato con grande rispetto e ammirazione le caratteristiche delle vita consacrata definendola “una totale sequela” di Gesù.
“Come, infatti, la vita di Gesù, nella sua obbedienza e dedizione al Padre, è parabola vivente del ‘Dio con noi’, così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi…La loro completa consegna nelle mani di Cristo e della Chiesa è un annuncio forte e chiaro della presenza di Dio in un linguaggio comprensibile anche ai nostri contemporanei” (2 febbraio 2006).
“Dono di luce”, “via privilegiata”. Tante definizioni per una scelta di vita che, al di là delle differenti forme in cui essa può manifestarsi, richiede – afferma il Papa – una medesima reazione: una “risposta senza riserve” alla chiamata di Dio. Così accade, ha osservato ancora il Pontefice, che il “segno di contraddizione” di vite spese integralmente per il Regno dei Cieli, così “in contrasto con la logica del mondo”, rivelino al mondo “verità spesso ignorate”.
“Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza. Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli, mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno lunga dell’incontro ‘faccia a faccia’ con lo Sposo divino” (2 febbraio 2007).
Per la Chiesa, dunque, la Festa della Presentazione è un’opportunità di ringraziare Cristo per l’incessante fuoco che da venti secoli incendia il cuore di tanti appassionati del Vangelo. Fuoco dello Spirito Santo che, afferma Benedetto XVI, nel cuore generoso di queste persone fa brillare di “luce nuova” quello specifico accento della Parola di Dio che illuminò a suo tempo i fondatori e le fondatrici dei vari Istituti religiosi.
"Lo Spirito Santo attira alcune persone a vivere il Vangelo in modo radicale e a tradurlo in uno stile di sequela più generosa. Ne nasce così un’opera, una famiglia religiosa che, con la sua stessa presenza, diventa a sua volta “esegesi” vivente della Parola di Dio. Il succedersi dei carismi della Vita consacrata, dice il Concilio Vaticano II, può dunque essere letto come un dispiegarsi di Cristo nei secoli, come un Vangelo vivo che si attualizza in sempre nuove forme" (2 febbraio 2008).
E quando le “difficoltà della vita” e le “molteplici sfide dell’epoca moderna” rendono opaco il cristallo di una vocazione religiosa con la patina della fatica, dello scoraggiamento, cari consacrati - ha detto il Papa nel 2007 - siate certi che, poiché la vita consacrata è un “dono divino”, “è in primo luogo il Signore a condurla a buon fine secondo i suoi progetti”. E fra tanti modelli cui è possibile ispirarsi, Benedetto XVI ne ha indicato uno, San Paolo: “Possiamo dire che egli appartiene a quella schiera di 'mistici costruttori', la cui esistenza è insieme contemplativa ed attiva, aperta su Dio e sui fratelli per svolgere un efficace servizio al Vangelo" (2 febbraio 2009).
Il significato della festa
Festa delle luci (cf Lc 2, 30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di “Ipapante”, cioè “Incontro”. Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione della candele, popolarmente nota come la “candelora”. Al riguardo è da ricordare l’interessante interpretazione simbolica di Sant’Ivo di Chartres e di Sant’Anselmo: la cera (opera dell’ape virginea) è la carne virginea di Cristo, che nascendo non ha intaccato l’integrità della Madre; lo stoppino, che sta dentro la cera, è l’anima umana di Cristo; la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità di Cristo. La presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie e con l’offerta della Vergine Maria e la profezia di Simeone (Lc 2, 33-35) apre il cammino verso la Pasqua. La valorizzazione di elementi presenti nel racconto evangelico della festa (cfr. Lc 2, 22-40), quali l’obbedienza di Giuseppe e di Maria alla Legge del Signore, la povertà dei santi sposi, la condizione verginale della Madre di Gesù, la simbologia della cera vergine (Cristo vergine e Maria vergine) hanno suggerito di fare del 2 febbraio anche la festa di coloro che sono dedicati al servizio del Signore e dei fratelli nelle varie forme della vita consacrata.
Festa delle luci (cf Lc 2, 30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di “Ipapante”, cioè “Incontro”. Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione della candele, popolarmente nota come la “candelora”. Al riguardo è da ricordare l’interessante interpretazione simbolica di Sant’Ivo di Chartres e di Sant’Anselmo: la cera (opera dell’ape virginea) è la carne virginea di Cristo, che nascendo non ha intaccato l’integrità della Madre; lo stoppino, che sta dentro la cera, è l’anima umana di Cristo; la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità di Cristo. La presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie e con l’offerta della Vergine Maria e la profezia di Simeone (Lc 2, 33-35) apre il cammino verso la Pasqua. La valorizzazione di elementi presenti nel racconto evangelico della festa (cfr. Lc 2, 22-40), quali l’obbedienza di Giuseppe e di Maria alla Legge del Signore, la povertà dei santi sposi, la condizione verginale della Madre di Gesù, la simbologia della cera vergine (Cristo vergine e Maria vergine) hanno suggerito di fare del 2 febbraio anche la festa di coloro che sono dedicati al servizio del Signore e dei fratelli nelle varie forme della vita consacrata.
Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Radio Vaticana