martedì 2 febbraio 2010

XXV Giornata Mondiale della Gioventù. In Piazza San Pietro con Benedetto XVI la festa per i 25 anni. Più di una generazione è cresciuta con le GMG

Appuntamento numero 25 per la Giornata Mondiale della Gioventù. Era infatti il 1985 quando Giovanni Paolo II radunò per la prima volta a Roma i giovani del mondo, in occasione dell’Anno internazionale della Gioventù indetto dall’Onu. Dopo 25 anni, e di nuovo in concomitanza con la stessa ricorrenza promossa dal Palazzo di Vetro, i giovani di Roma e del Lazio si ritroveranno a Piazza San Pietro per incontrare il Papa. L’appuntamento è per giovedì 25 marzo, ma il cammino di preparazione spirituale per i giovani della diocesi di Roma è già iniziato. A partire dalla riflessione sul messaggio della Giornata "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?" ( Mc 10,17). "Abbiamo predisposto un sussidio per le parrocchie. Vogliamo suscitare nei giovani la domanda del giovane ricco – spiega don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio diocesano per la Pastorale giovanile –. La risposta la darà poi il Papa. Sarà una giornata di festa, di ricordi, un’occasione per fare il punto della situazione". A Piazza San Pietro infatti si ritroveranno i ragazzi, ma anche i più grandi, quelli che insomma in questi ultimi 25 anni hanno partecipato a tante GMG in giro per il mondo. "Dal primo incontro mondiale a oggi – precisa don Mirilli – molti si sono avvicinati a Cristo proprio attraverso le Gmg. Tante anche le vocazioni sacerdotali che sono nate". La Giornata dà risalto "alla Chiesa giovane, è un momento missionario, ma anche un’esperienza positiva per quelli che vivono le realtà parrocchiali: andare oltre i propri confini e scoprirsi in comunità". Un’occasione, insomma, per essere visibili. "I giovani scendono in piazza ed escono allo scoperto. Pur con i loro limiti, dicono con coraggio e senza vergogna che loro credono in Cristo". Il primo incontro internazionale nel 1985 a Roma. Il prossimo raduno mondiale a Madrid, nell'agosto 2011. "La prima GMG alla quale ho partecipato dal vivo – ricorda don Mirilli – fu quella di Toronto, nel 2002. Ero seminarista. Vedevo sacerdoti di tutto il mondo e di tutte le lingue che donavano la grazia di Dio attraverso la confessione a giovani di tutto il mondo. È stato bello. E poi, da sacerdote, come viceparroco della comunità di Santa Bernadette Soubirous, nel 2005 ho accompagnato a Colonia oltre 50 giovani. Un’occasione di grande aiuto". Perché, sottolinea il direttore diocesano, "anche noi sacerdoti a volte rischiamo di rinchiuderci nel pessimismo. Pensiamo che i giovani siano restii, e invece non è vero. Se si ha il coraggio di coinvolgerli, di renderli protagonisti, i giovani rispondono. Le GMG mi hanno aiutato ad avere fiducia nella Provvidenza. Sono una boccata di ossigeno, di speranza, anche per noi".

Graziella Melina, Avvenire