“Quel verbo al passato dice tutto: Abbiamo creduto, abbiamo seguito, abbiamo sperato..., ma ormai tutto è finito. Anche Gesù di Nazaret, che si era dimostrato profeta potente in opere e in parole, ha fallito, e noi siamo rimasti delusi. Questo dramma dei discepoli di Emmaus appare come uno specchio della situazione di molti cristiani del nostro tempo: sembra che la speranza della fede sia fallita. La stessa fede entra in crisi, a causa di esperienze negative che ci fanno sentire abbandonati dal Signore” (Regina Cæli, 6 aprile 2008).
Neanche il racconto delle donne che riferiscono di aver avuto una visione di uomini secondo i quali Gesù “è vivo” ha il potere di scuotere sul serio i due uomini di Emmaus. I discepoli corsi al sepolcro “non l’hanno visto”, ammettono, come a dire che una pur grandiosa notizia, la risurrezione, non ha che il peso di un’illusione davanti al realismo di un sepolcro desolatamente vuoto. Dopodiché, su quella strada per Emmaus, ha inizio un ideale secondo tempo: Cristo si rivela gradualmente ai due, prima parlando di sé attraverso i testi sacri e poi spezzando il pane per loro.
“Questo stupendo testo evangelico contiene già la struttura della Santa Messa: nella prima parte l'ascolto della Parola attraverso le Sacre Scritture; nella seconda la liturgia eucaristica e la comunione con Cristo presente nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue” (Regina Cæli, 6 aprile 2008).
A quel punto Cristo scompare alla vista dei due discepoli di Emmaus. Ma sull’altare in cui è stata trasformata la loro povera tavola resta il segno di quel pane frazionato e offerto, come da duemila anni avviene nelle chiese del mondo: “E così l’incontro con Cristo Risorto, che è possibile anche oggi, ci dona una fede più profonda e autentica, temprata, per così dire, attraverso il fuoco dell’evento pasquale; una fede robusta perché si nutre non di idee umane, ma della Parola di Dio e della sua presenza reale nell’Eucaristia". (Regina Cæli, 6 aprile 2008).
L’incredulità è vinta, la delusione dimenticata, la tristezza dissolta. Adesso, i due di Emmaus avvertono l’ardore di una gioia che, si dicono l’un l’altro, ha iniziato a bruciare il cuore dalle prime parole dello straniero. Adesso è l’ora dell’entusiasmo consapevole, di un annuncio da portare a Gerusalemme senza perdere tempo. Le sette miglia vengono ripercorse al contrario, subito, non importa più se si è fatta sera e il giorno è già volto al declino. Adesso, la polvere e la distanza dissolvono in fretta i contorni di un piccolo villaggio, che più che un sito geografico, afferma il Papa, resta nella storia cristiana un luogo dello spirito.
“La località di Emmaus non è stata identificata con certezza. Vi sono diverse ipotesi, e questo non è privo di una sua suggestione, perché ci lascia pensare che Emmaus rappresenti in realtà ogni luogo: la strada che vi conduce è il cammino di ogni cristiano, anzi, di ogni uomo. Sulle nostre strade Gesù risorto si fa compagno di viaggio, per riaccendere nei nostri cuori il calore della fede e della speranza e spezzare il pane della vita eterna” (Regina Cæli, 6 aprile 2008).
Radio Vaticana