mercoledì 16 giugno 2010

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Mons. Sako: riaccendere la tensione missionaria cercando la comunione e l'unità. Coraggio di parlare chiaro

Per muovere passi in avanti e garantirsi il futuro, le Chiese cristiane del Medio Oriente devono trovare ''modalità nuove di testimonianza dei valori cristiani''. Lo afferma, in un'intervista all'agenzia SIR, mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, commentando l'''Instrumentum laboris'' del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente pubblicato lo scorso 6 giugno a Cipro da Papa Benedetto XVI. "Un lavoro ben preparato in quanto si è tenuto conto di tutte le risposte giunte dal clero, dai religiosi e dai vescovi della regione. Tuttavia, il testo da solo non basta per garantire l'efficacia e la concretezza del lavoro sinodale", afferma il vescovo. "Ad ottobre alle parole dell''Instrumentum' potrebbero aggiungersene altre ancora da parte dei vescovi. Per questo chiedo a tutti di avere il coraggio di parlare chiaro altrimenti non si va avanti. I problemi descritti nel documento, come per esempio l'emigrazione, la libertà religiosa, la pace, il dialogo e l'ecumenismo, devono essere affrontati con coraggio, ricercando iniziative concrete per promuovere, in primis, la nostra comunione che è debole. Ogni Chiesa lavora per se stessa". ''Il mondo islamico - spiega l'arcivescovo -, almeno quello moderato, si attende qualcosa da noi in termini di una presenza responsabile. Nelle nostre Chiese, e l''Istrumentum laboris' lo riconosce, la tensione missionaria si è affievolita. Dobbiamo riaccenderla ma per arrivare a questo risultato occorre ricercare la comunione e l'unità''. ''Senza di queste - spiega mons. Sako - non c'è futuro per i cristiani in Medio Oriente. La Chiesa mediorientale deve rinnovarsi per testimoniare ai fedeli delle altre religioni i valori evangelici''. Per questo motivo ''serve una pastorale comune, in lingua araba''. Nell'intervista mons. Sako tocca anche altri temi, la liturgia, l'emigrazione dei cristiani che si può frenare ''aiutandoli a riscoprire la loro vocazione e identità'' promuovendo anche un ''un maggiore impegno sociale''. Circa il futuro per le Chiese del Medio Oriente l'arcivescovo nutre speranza anche se ''con realismo devo dire che se anche dopo questo Sinodo non riprenderemo il cammino missionario, allora la presenza cristiana è a rischio''.

Asca, Apcom