mercoledì 7 luglio 2010

Saranno rese note nei prossimi giorni le nuove regole contro gli abusi del clero approvate dal Papa. Più severità e collaborazione con la giustizia

Entro la prossima settimana saranno rese note le nuove regole per combattere i casi di pedofilia all'interno della Chiesa. Tali norme nascono per affrontare con maggiore severità e la massima trasparenza i casi di abusi sessuali su minori che coinvolgono sacerdoti aggiorneranno il documento "De delictis gravioribus" del 2001, che accompagnava il Motu Proprio di Giovanni Paolo II "Sacramentorum sanctitatis tutela". Le nuove regole porteranno la firma del card. Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e saranno approvate da Benedetto XVI. Le nuove linee guida aggiorneranno quelle risalenti al 2003 ma rese pubbliche solo quest'anno dalla Congregazione della Dottrina della Fede e che raccomandavano ai vescovi di collaborare con la giustizia civile. Tale raccomandazione dovrebbe diventare più stringente nel nuovo testo, nel quale verrebbero anche superati gli attuali termini di prescrizione fissati a 10 anni dal reato, ma che decorrono dal compimento dei 18 anni della vittima. Per il resto, annuncia sul suo blog John Allen, l'informatissimo corrispondente del National Catholic Reporter, "saranno confermate in gran parte le pratiche già esistenti". In particolare, il nuovo documento vaticano sancirebbe con maggior chiarezza le procedure per la sospensione di un prete pedofilo e la sua riduzione allo stato laicale. La Santa Sede allungherebbe poi i tempi di prescrizione attualmente fissati a dieci anni. "La prassi indica che il termine di dieci anni non è adeguato a questo tipo di casi e sarebbe auspicabile un ritorno al sistema precedente dell’imprescrittibilità dei delicta graviora", ha spiegato già nei mesi scorsi il procuratore generale della Dottrina della fede, mons. Charles J. Scicluna. La questione dei rapporti tra giustizia canonica e giustizia civile, invece, non dovrebbe rientrare nelle modifiche in via di pubblicazione, perché esula, appunto, dalla materia strettamente canonica dei delicta graviora. Su questo punto, i documenti normativi vigenti non prescrivono, ma neppure vietano, la collaborazione con i magistrati. Una collaborazione caldeggiata a voce dal Papa ai vari episcopati incontrati in questi mesi e sancita dalle linee-guida del 2003 di recenti pubblicate sul sito del Vaticano in questi termini: "Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte". Nel "De delictis gravioribus" non vi era nessun riferimento alla collaborazione con le autorità civili, cosa che invece apparirà nel nuovo testo, come già preannunciato nelle linee guida pubblicate sul sito internet della Santa Sede lo scorso aprile. Il documento del 2001 avocava alla Congregazione per la Dottrina delle Fede le denunce per delitti di pedofilia, che fino ad allora erano state di competenza dei tribunali diocesani e dei vescovi locali, con tutti i problemi di coperture e insabbiamenti che ne erano derivati. Le nuove regole dovrebbero affermare in maniera esplicita che nei casi di abusi su minori da parte dei preti "si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità". Un altro punto, non contenuto nel documento, e introdotto successivamente dal Vaticano, è il ricorso al verdetto del Papa nei casi particolarmente gravi, ovvero "quando un tribunale civile ha condannato un prete colpevole di abusi sessuali su minori o quando ci sono prove inconfutabili". Sarà anche rivista la norma sulla prescrizione dei delitti di pedofilia che, nel documento del 2001, era stabilita a dieci anni dopo il compimento del diciottesimo anno di età della vittima. I tempi saranno allungati e in alcuni casi la prescrizione potrebbe essere del tutto abolita, come avviene già adesso nella nuova linea di tolleranza zero adottata da Benedetto XVI.

Corriere della Sera.it