mercoledì 27 ottobre 2010

Scaraffia: da Benedetto un linguaggio moderno che arriva immediatamente al cuore delle cose. Vuole restituire ai cattolici la dignità intellettuale

Prima da teologo, poi da cardinale e ora da Papa, Joseph Ratzinger ha sempre scelto “un linguaggio moderno, molto netto, che arriva immediatamente al cuore delle cose. Un linguaggio che - afferma Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea a La Sapienza e editorialista de L’Osservatore Romano - non è mai difficile, ma cerca di comunicare nel modo più facile possibile quello che vuole dire. Un linguaggio che non è mai autoreferenziale, non indulge mai a quel gergo che invece è purtroppo così diffuso nella cultura cattolica contemporanea, separandola completamente da quella laica, e che soprattutto non suscita riflessione e quindi vero coinvolgimento personale”. “Nelle parole di Ratzinger e di Benedetto XVI - osserva la professoressa Scaraffia, relatrice questo pomeriggio con il card. Bertone e Gianni Letta alla presentazione del primo volume dell’Opera Omnia del teologo e Papa all’ambasciata d’Italia presso al Santa Sede - non ci sono mai cadute in questo senso, non ci sono banalità, concetti scontati e privi ormai di valore per essere stati ripetuti troppe volte. E la questione del linguaggio è un problema fondamentale per toccare il cuore dei credenti e soprattutto per farsi ascoltare dal resto del mondo, un problema che la Chiesa di oggi può risolvere seguendo l’esempio del Papa”. Per la Scaraffia, “Ratzinger non si limita solo alla ricerca della comunicazione piu’ comprensibile, ma, continuando il lavoro di Guardini, vuole restituire ai cattolici quella dignità intellettuale che sembrano avere perso, tanto che molti cattolici colti si vergognano addirittura un po' di essere cattolici, fino ad arrivare a pensare che la loro vita intellettuale è una cosa e il loro essere credenti un’altra. Romano Guardini ha rovesciato completamente questo punto di vista scrivendo che, al contrario, essere cattolico permette di avere un punto di vista più ricco nei confronti della realtà, della storia, del pensiero, perchè “ogni vero e reale credente è un vivo giudizio sul mondo” in quanto possiede, in parte, anche un punto di vista fuori del mondo: la ‘Weltanschauung’ cattolica è così ‘lo sguardo che la Chiesa volge sul mondo, nella fede, dal punto di vista del Cristo vivente e nella pienezza della sua totalità trascendente ogni tipo’”. Di ciò, sottolinea la storica, “abbiamo una prova anche dal modo in cui Ratzinger affronta i problemi che le biotecnologie pongono al mondo attuale, e di cui egli coglie il senso profondo, quello di rimediare alla debolezza umana, di riscattare l’essere umano dalla sua finitezza”.

Agi