Papa Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa durante la quale ha avuto luogo la Dedicazione della chiesa e dell’altare della Sagrada Família di Barcellona. Nel tempio della Sagrada Família, che al termine della celebrazione è stata dichiarata Basilica minore, erano presenti anche le Loro Maestà i Reali di Spagna, 1100 i celebranti tra cardinali, vescovi e sacerdoti. La Celebrazione Eucaristica è stata introdotta dall’indirizzo di saluto dell’arcivescovo di Barcellona, il card. Lluís Martínez Sistach, e da una breve presentazione del progetto e dei lavori da parte dell’architetto Jordi Bonet i Armengol.
Nell'omelia, il Papa ha parlato del luogo di culto che è anche simbolo di una fede forte e radicata nella gente di Spagna e di un uomo presto beato: Antonio Gaudì, “architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta”. Un evento dedicato alla bellezza della fede, alla santità, alla forza della “terra catalana che, soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di Santi e di fondatori, di martiri e di poeti cristiani”. “Mi ha commosso specialmente la sicurezza con la quale Gaudí, di fronte alle innumerevoli difficoltà che dovette affrontare, esclamava pieno di fiducia nella divina Provvidenza: “San Giuseppe completerà il tempio. Per questo ora non è privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe a dedicarlo”. “Cosa significa - ha chiesto - dedicare questa chiesa? Nel cuore del mondo, di fronte allo sguardo di Dio e degli uomini, in un umile e gioioso atto di fede, abbiamo innalzato un’immensa mole di materia, frutto della natura e di un incalcolabile sforzo dell’intelligenza umana, costruttrice di quest’opera d’arte".
"Essa è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesime. In questo ambiente, Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse dentro l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i "retabli", per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. In questo modo, collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In realtà, la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”. Utilizzando l’immagine delle pietre che sostengono l’intero complesso della Sagrada Familia il Papa ha indicato in Cristo "la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione della Chiesa e che raccoglie in ultima unità tutte le conquiste dell’umanità". Ed è chiaro, ha detto il Papa, che “la Chiesa non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato”. Da Cristo, ha detto, la Chiesa riceve la propria vita, egli è la roccia su cui si fonda la nostra fede.
Quindi l’esortazione: “Mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia". “I patrocinatori di questa chiesa - ha continuato Benedetto XVI - volevano mostrare al mondo l’amore, il lavoro e il servizio vissuti davanti a Dio”. Ma i tempi sono cambiati, ci sono stati profondi mutamenti sociali, grandi progressi tecnici, sociali e culturali. Ma, “non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale. Solo laddove esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà. Perciò, la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare”. “Questo - ha detto - è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato”.
Korazym.org, AsiaNews
VIAGGIO APOSTOLICO A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (V) - il testo integrale dell'omelia del Papa