giovedì 2 dicembre 2010

Il Papa: il matrimonio tra uomo e donna ha dato all’Europa il suo particolare aspetto e il suo umanesimo, fondamento decisivo per un sano sviluppo

“Il matrimonio e la famiglia costituiscono un fondamento decisivo per un sano sviluppo della società civile, dei Paesi e dei popoli”. Lo ha detto questa mattina il Papa ricevendo in Vaticano Gábor Győriványi (foto), ambasciatore della Repubblica d’Ungheria presso la Santa Sede, per la presentazione delle Lettere credenziali. Benedetto XVI ha rammentato che “dopo la ripresa dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Repubblica d’Ungheria nel 1990, si è potuta sviluppare nuova fiducia per un dialogo attivo e costruttivo con la Chiesa Cattolica”. Affermando che la Santa Sede sta seguendo “con interesse” l’elaborazione della nuova Costituzione e “l’intenzione di voler far riferimento, nel preambolo, all’eredità del cristianesimo”, il Papa ha auspicato che questa “nuova Costituzione sia ispirata ai valori cristiani”, in modo particolare “la posizione del matrimonio e della famiglia nella società e la protezione della vita”. Il matrimonio tra uomo e donna, ha spiegato, “ha dato all’Europa il suo particolare aspetto e il suo umanesimo”, e “l’Europa non sarebbe più Europa se tale cellula basilare della costruzione sociale sparisse o venisse sostanzialmente trasformata”. Oggi matrimonio e famiglia sono a rischio “per l’erosione dei loro valori più intimi di stabilità e indissolubilità, a causa di una crescente liberalizzazione del diritto di divorzio e dell’abitudine, sempre più diffusa, alla convivenza di uomo e donna senza la forma giuridica e la protezione del matrimonio”, dall’altro “per diversi generi di unione che non hanno alcun fondamento nella storia della cultura e del diritto in Europa”. Il Papa ha precisato: la Chiesa “non può approvare iniziative legislative che implichino una valorizzazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia. Essi contribuiscono all’indebolimento dei principi del diritto naturale”, alla “relativizzazione della legislazione” e “dei valori nella società”. Una "società - ha sottolineato - sempre più globalizzata, che ci rende vicini ma non fratelli". La ragione, ha osservato, è in grado “di garantire l’uguaglianza tra gli uomini” ma “non riesce a fondare la fraternità”, che in un certo senso, ha fatto notare il Pontefice, “è l’altro lato della libertà e dell’uguaglianza”. “Essa apre all’altruismo, al senso civico, all’attenzione verso l’altro”. Benedetto XVI ha ricordato anche la storia recente dell’Ungheria segnata, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dalla drammatica esperienza del regime comunista. Il Papa ha auspicato che “le profonde ferite di quella visione materialistica dell’uomo”, possano continuare “a guarire in un clima di pace, libertà e rispetto della dignità dell’uomo”. Il Santo Padre ha sottolineato, infine, come la fede cattolica sia, senza dubbio, “parte dei pilastri fondamentali della storia dell’Ungheria”. “Il senso di giustizia e le virtù umane” del grande re ungherese Santo Stefano “sono un alto punto di riferimento che funge da stimolo e imperativo, oggi come allora, a quanti è affidato un ruolo di governo”. Benedetto XVI ha quindi osservato che “non ci si aspetta dallo Stato che venga imposta una determinata religione; esso dovrebbe piuttosto garantire la libertà di confessare e praticare la fede. Tuttavia, politica e fede cristiana si toccano” perché la fede “è una forza purificatrice per la ragione” e aiuta “a far sì che ciò che è buono e giusto” possa “essere riconosciuto” e “realizzato”. Con riferimento all’ingresso, sei anni fa, dell’Ungheria nell’Ue, il Papa ne ha sottolineato il “contributo importante al coro a più voci degli Stati d’Europa” e ha rammentato che all’inizio del prossimo anno, per la prima volta, l’Ungheria assumerà la presidenza del Consiglio Ue e sarà “chiamata in modo particolare ad essere mediatrice tra Oriente e Occidente”.

SIR, Radio Vaticana