sabato 19 febbraio 2011

ll card. Ruini compie 80 anni: una fede rispettosa ma non timida, fondata nella carità ma ben ferma nella verità non posseduta ma ricevuta in dono

Compie oggi ottant'anni il card. Camillo Ruini (nella foto con Benedetto XVI), per oltre vent'anni anni, prima come segretario e poi come presidente, ai vertici della Conferenza Episcopale italiana. Per l'occasione, il porporato ha rilasciato un'intervista al quotidiano dei vescovi Avvenire. ''Io mi ritengo solo un interprete fedele della volontà del Papa - spiega Ruini- prima di Giovanni Paolo II, poi di Benedetto XVI. In questo senso, cioò che spero di avere tramesso è la certezza che la secolarizzazione non è l'ultima parola sul cristianesimo, e che la fede in Cristo conserva intatta la sua giovinezza e la sua verità. Quindi ho desiderato una fede rispettosa, ma non timida, fondata nella carità ma ben ferma nella verità - verità non posseduta, ma ricevuta in dono. Una fede che parla, che si manifesta nell'arena pubblica''. Per il cardinale, l'Italia ha una ''vocazione'' particolare: ''Mantenere vivo per l'intera Europa il patrimonio di fede e di cultura innestato a Roma da Pietro e Paolo. Sul nostro Paese sono ottimista. Smettendo di autoflagellarci e autocommiserarci potremmo guardare realisticamente ai problemi, per risolverli. Difficoltà contingenti superabili se ogni istituzione ha rispetto delle altre''. Preoccupazione, invece, per le sorti dell'Europa che, dice Ruini, ''ha perso la sua centralità economica e politica nel mondo, ma non può rinunciare alla sua vitalità spirituale e culturale. E questo è possibile solo superando ciò che Benedetto XVI ha chiamato un 'odio di se stessà dell'Europa''. Questo, aggiunge, ''non significa affatto evocare uno scontro tra civiltà, ma avere una coscienza della propria missione: l'Europa deve ricordarsi di essere la patria di quell'umanesimo cristiano che ha messo al suo centro l'uomo''.

Asca