SIR
giovedì 24 marzo 2011
Incontro inaugurale del 'Cortile dei Gentili'. Ravasi: la grande sfida non è l'ateismo ma l'indifferenza. Follo: parlare di Dio nel contesto pubblico
“La grande sfida non è l’ateismo, bensì l’indifferenza”. Ne è convinto il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che questo pomeriggio ha dato il via a Parigi, con un incontro inaugurale presso la sede dell'Unesco, al “Cortile dei Gentili”, progetto di dialogo tra credenti e non credenti fortemente voluto da Benedetto XVI. Due giorni (fino a domani) di incontri “in luoghi simbolo dello spazio laico” per dire “alla società contemporanea - spiega il cardinale -, che la fede e la teologia sono tra i maggiori vettori di conoscenza e cultura, ognuno con il loro status e dignità. Questo dialogo dovrebbe aver luogo al più alto livello, senza relegare la fede al paleolitico” e dovrebbe essere condotto alla luce della “comune ricerca” perché, “sia pure lungo percorsi differenti, fede e ragione s'interrogano intorno alle questioni ultime e penultime”. Per padre Laurent Mazas, direttore esecutivo del progetto, questo spazio di dialogo si rivolge “alle persone per le quali la religione è cosa estranea, per le quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma vorrebbero avvicinarlo, almeno come sconosciuto”. La sfida, spiega il religioso, “è quella di interrompere il clima di sfiducia spesso presente tra credenti e non credenti”. “Non vogliamo – conclude - fare proselitismo o propaganda al cattolicesimo”, ma “i cristiani devono essere coscienti del loro ruolo nel mondo e della loro responsabilità, in quanto battezzati, verso ciascuno”. "Il credente e il non credente, o meglio il diversamente credente, devono continuare a confrontarsi" andando "oltre la tolleranza reciproca" e "condividendo la comune buona volontà", ha detto mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, concludendo l’incontro. Un dialogo "culturale in senso stretto ma anche un dialogo della vita" che deve essere impostato "partendo ognuno dalla propria identità e senza mai venire meno ad essa", ha affermato il presule. Secondo il rappresentante della Santa Sede, il confronto deve partire dal riconoscimento della "possibilità e dell’utilità di parlare di Dio nel contesto pubblico" e va anzitutto "costruito sul terreno filosofico e umanistico" per "mostrare che la religione è radicata nella storia e nella cultura" e quindi anch’essa "va ascoltata". Per mons. Follo, tra gli spazi "rappresentativi della società civile da privilegiare" per questo dialogo vi sono" le università, dove vengono forgiate le idee, e le sedi degli organismi intergovarnativi".