martedì 26 aprile 2011

Vian: con la sua parola il Papa sta restituendo alla tradizione cristiana forza e comprensibilità in un mondo sommerso da un'infinità di messaggi

“L’omelia di Benedetto XVI per la Veglia di Pasqua di quest’anno, all’inizio del settimo anno di pontificato, è un testo impressionante”. A sostenerlo è Gian Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, nell’editoriale del numero in edicola oggi, che parla di “un Papa che con la sua parola sta restituendo alla tradizione cristiana forza e comprensibilità in un mondo sommerso da un’infinità di messaggi”. “Quest’anno – prosegue Vian - Benedetto XVI ha scelto di concentrare la sua riflessione, che ha il dono di arrivare all’essenziale, sulla parola della Scrittura ispirata da Dio e proclamata nella Liturgia. In particolare, le antiche profezie veterotestamentarie. Che non solo raccontano la storia della salvezza, ma mostrano il ‘fondamento e l’orientamento’ di tutta la storia. A partire dalla creazione”. La “specificità della Chiesa”, spiega il Papa, non è “soddisfare bisogni religiosi”, ma portare “l’uomo in contatto con Dio”, riconoscendo “la realtà di un universo non casuale ma creato da una Parola e da una Ragione buona: il lògos, che era ‘in principio’, quando Dio creò il cielo e la terra”. Per il Papa, “voluta da una Ragione buona, la creazione rimane buona nonostante ‘una spessa linea oscura’ che vi si manifesta e le si oppone, per l’uso indebito della libertà voluta dalla stessa Ragione. Contro ogni gnosticismo avverso alla creazione, questo era e rimane il convincimento della Chiesa”.

SIR

La Ragione buona