I partecipanti all'incontro di bloggers organizzato il 2 maggio in Vaticano dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e dal Pontificio Consiglio per la Cultura hanno rivolto un appello alla Chiesa a non aver paura del dibattito. I 150 presenti hanno dato vita ad un'assemblea molto diversa da quella che in genere viene convocata in Via dell'Ospedale, accanto a Via della Conciliazione. Appena seduti, praticamente tutti hanno acceso il proprio computer portatile o hanno tirato fuori il telefono cellulare per collegarsi a internet. Durante l'incontro, la discussione su Facebook o Twitter ha raggiunto un'enorme intensità. Si è quindi trattato di un incontro sia fisico che virtuale, per permettere agli oltre 750 bloggers iscritti, che per mancanza di spazio non hanno potuto partecipare, di poter seguire da vicino i lavori. La riunione voleva essere estremamente aperta, come ha dichiarato il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, l'arcivescovo Claudio Maria Celli, all'inizio della sessione, precisando che non si trattava “di un incontro di bloggers cattolici”, anche se molti dei presenti “si ispirano ai valori del Vangelo”. L'obiettivo era quello di promuovere “un momento animato soprattutto – Papa Benedetto ci invita ripetutamente a questo – da un dialogo rispettoso: un rispetto per le verità altrui pur nella consapevolezza di ciò che portiamo in cuore nella convinta ed appassionata adesione al Cristo Signore”. La prima tavola rotonda ha dato la parola a vari bloggers, che hanno sottolineato l'importanza di questa forma di comunicazione su internet. Attraverso i blog, hanno detto, la fede può trasmettersi e si intavolano discussioni tra le persone presenti in rete. Citando le parole di Giovanni Paolo II, Andrés Beltramo, autore del blog Sacro e profano, corrispondente a Roma dell'agenzia Notimex, ha invitato la Chiesa a non aver paura di aprire questi dibattiti. Il consiglio è stato ripreso dall'autore italiano di vari blog Mattia Marasco, che ha esortato la Chiesa ad “azzardare di più” in questo campo. I primi cinque bloggers che hanno preso la parola hanno insistito sull'aspetto missionario dei blog. Padre Roderick Vonhögen ha confessato di aver scoperto quasi per caso la forza e il potere dei blog. Inserendo video in internet, è diventato “un pastore per persone che ne hanno bisogno” e che vanno a cercarlo in rete. Questo sacerdote olandese, che pubblica i suoi interventi in inglese, paragona la sua attività pastorale in rete alla costruzione di una comunità locale. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha indicato uno degli aspetti più importanti dei blog per la comunità cristiana osservando che i bloggers cattolici sono l'opinione pubblica nella Chiesa. Il Magistero conciliare, ha aggiunto, prevedeva questa realtà, che è stata ampiamente sviluppata. Altri rappresentanti vaticani hanno illustrato la scarsità di risorse su cui conta la Santa Sede per essere presente su internet, il che ha promosso negli ultimi tempi l'uso delle reti sociali (Facebook, Twitter...), risorse che vengono usate in modo particolarmente efficace dall'organizzazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, come si è constatato. Questo incontro di breve durata è stato presentato da mons. Celli come la prima di altre possibili iniziative di maggior consistenza. Alla Santa Sede, ha riconosciuto, è servito per promuovere “una presa di coscienza ufficiale dell’esistenza e della importanza nella vita di oggi della 'blogosfera'”. Nel volto dei bloggers, dall'altro lato, si è potuta constatare la gioia suscitata dall'incontro con colleghi di altri luoghi del pianeta con passioni comuni. Un punto è emerso chiaramente nelle discussioni: la nascita di un nuovo tipo di presenza pastorale su internet, al punto che secondo il sacerdote Marco Sanavio è oggi necessaria la figura del “web-pastor”. Questa missione è stata sottolineata in vari momenti dell'incontro, venendo presentata chiaramente da François Jeanne-Beylot: “Se Cristo venisse a predicare oggi, non salirebbe su un monte o su una barca, ma andrebbe su Twitter o aprirebbe un blog”.
Stéphane Lemessin, Zenit
Incontro in Vaticano dei bloggers