“Perché i sacerdoti, uniti al Cuore di Cristo, siano sempre veri testimoni dell’amore premuroso e misericordioso di Dio”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per questo mese di giugno. Al radicamento del sacerdozio nel Cuore di Gesù, il Papa ha dedicato numerose riflessioni, in particolare in occasione dell’Anno Sacerdotale. Siate sacerdoti “secondo il cuore di Cristo”: è l’incoraggiamento che Benedetto XVI rivolge instancabilmente ai presbiteri, dall’inizio del suo ministero petrino. Un’esortazione che si è fatta ancor più pressante quando la Chiesa è stata ferita dallo scandalo degli abusi su minori perpetrati da membri del clero. Alla conclusione dell’Anno Sacerdotale, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, il Papa ricorda che i sacerdoti devono rivolgere lo sguardo al costato di Cristo, aperto dalla lancia del soldato romano: “Sì, il suo cuore è aperto per noi e davanti a noi – e con ciò ci è aperto il cuore di Dio stesso. La liturgia interpreta per noi il linguaggio del cuore di Gesù, che parla soprattutto di Dio quale pastore degli uomini, e in questo modo ci manifesta il sacerdozio di Gesù, che è radicato nell’intimo del suo cuore; così ci indica il perenne fondamento, come pure il valido criterio, di ogni ministero sacerdotale, che deve sempre essere ancorato al cuore di Gesù ed essere vissuto a partire da esso” (11 giugno 2010, Santa Messa a conclusione dell'Anno Sacerdotale).
Il Cuore di Gesù trafitto, soggiunge il Papa, diventa una sorgente: “L’acqua e il sangue che ne escono rimandano ai due Sacramenti fondamentali dei quali la Chiesa vive: il Battesimo e l’Eucaristia”. Dunque, afferma, “il cuore aperto è fonte di un nuovo fiume di vita”: “Ogni cristiano e ogni sacerdote dovrebbero, a partire da Cristo, diventare sorgente che comunica vita agli altri. Noi dovremmo donare acqua della vita ad un mondo assetato. Signore, noi ti ringraziamo perché hai aperto il tuo cuore per noi; perché nella tua morte e nella tua risurrezione sei diventato fonte di vita” (11 giugno 2010, Santa Messa a conclusione dell'Anno Sacerdotale).
“Cor ad Cor loquitur”, “il Cuore parla al cuore”: il motto del Beato Newman, ripreso dal Papa nel suo viaggio apostolico nel Regno Unito, sottolinea quanto il linguaggio del cuore sia fecondo per la crescita della fede. E ciò vale ancor più per i sacerdoti. Il Papa rileva che, non a caso, proprio nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù si celebra la “giornata di santificazione sacerdotale”: “Il sacerdote è un dono del Cuore di Cristo: un dono per la Chiesa e per il mondo. Dal Cuore del Figlio di Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa, e in modo particolare trae origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del popolo cristiano, sull’esempio del Buon Pastore” (Angelus, 13 giugno 2010).
Nel corso della storia, ricorda il Papa, innumerevoli sacerdoti hanno vissuto uniti al cuore di Cristo, hanno dedicato la vita alla Chiesa a volte fino al martirio. E’ il caso del giovane don Jerzy Popiełuszko, vittima dal regime comunista in Polonia. “L’amore del Cuore di Cristo – rileva il Pontefice – lo ha portato a dare la vita, e la sua testimonianza è stata seme di una nuova primavera nella Chiesa e nella società”: “Se guardiamo alla storia, possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e sociale sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per l’uomo, per la sua vera libertà, religiosa e civile. Quante iniziative di promozione umana integrale sono partite dall’intuizione di un cuore sacerdotale!” (Angelus, 13 giugno 2010).
Benedetto XVI esorta, allora, i sacerdoti ad essere se stessi, a donarsi a Cristo e così essere davvero segno della Sua presenza in mezzo al popolo di Dio: “Donatevi a Gesù, per entrare nell’immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua Santa Madre e di tutti i santi, e per perdervi in questo abisso di amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità” (Udienza generale, 19 agosto 2009).
Radio Vaticana