A mezzogiorno il Papa si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
"Le parabole evangeliche sono brevi narrazioni che Gesù utilizza per annunciare i misteri del Regno dei cieli. Utilizzando immagini e situazioni della vita quotidiana, il Signore ‘vuole indicarci il vero fondamento di tutte le cose. Egli ci mostra…il Dio che agisce, che entra nella nostra vita e ci vuole prendere per mano’", ha sottolineato il Santo Padre. Con tale genere di discorsi, "il divino Maestro invita a riconoscere anzitutto il primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono. È una priorità decisiva per tutto. Regno dei cieli significa, appunto – ha chiarito Benedetto XVI -, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza". "Il tema contenuto nel Vangelo di questa domenica – ha aggiunto - è proprio il Regno dei cieli. Il ‘cielo’ non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale". Malgrado tutti gli ostacoli, "il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo la volontà divina". Per questo, "nella parabola del buon grano e della zizzania, Gesù ci avverte che, dopo la semina fatta dal padrone, ‘mentre tutti dormivano’ è intervenuto ‘il suo nemico’, che ha seminato l’erba cattiva. Questo significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta nel giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici". Il Papa ha, quindi ricordato, il commento di Sant’Agostino a questa parabola: "Molti prima sono zizzania e poi diventano buon grano" e "se costoro, quando sono cattivi, non venissero tollerati con pazienza, non giungerebbero al lodevole cambiamento". Il Libro della Sapienza, da cui è tratta oggi la prima Lettura, ha sottolineato il Pontefice, "evidenzia questa dimensione dell’Essere divino e dice: ‘Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose ... La tua forza infatti è principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti’; e il Salmo 85 lo conferma: ‘Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca’". "Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono – è stato l’invito del Santo Padre -, cerchiamo di assomigliare a Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti a chi lo ascoltava: ‘Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’". "Rivolgiamoci con fiducia a Maria, che ieri abbiamo invocato con il titolo di Vergine Santissima del Monte Carmelo, perché ci aiuti a seguire fedelmente Gesù, e così a vivere da veri figli di Dio", ha auspicato.
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS