sabato 23 luglio 2011

L’infanzia, la guerra, la vocazione, la passione per la musica, la fede: la vita di Joseph Ratzinger vista con gli occhi del fratello Georg

I due fratelli Ratzinger furono costretti ad arruolarsi nella "Hitlerjugend", la Gioventù hitleriana, ma il futuro Papa si rifiutò di partecipare alle sue attività e la famiglia ne venne penalizzata. E loro padre, che era un commissario di polizia, "fin dall'inizio è stato un grande oppositore del nazismo. Capì subito che il nazionalsocialismo sarebbe stato una catastrofe e che non era solo un grande nemico della Chiesa ma più in generale di ogni fede e di ogni vita umana". Lo racconta mons. Georg Ratzinger (nella foto con Benedetto XVI), nell'intervista rilasciata al vaticanista Andrea Tornielli nel 2008, rilanciata da Vatican Insider, il sito del quotidiano La Stampa. "Lo Stato - ricorda - aveva disposto che tutti i ragazzi delle scuole, in base alla loro età, dovessero iscriversi a determinati gruppi giovanili. Quando divenne obbligatorio, venimmo iscritti in blocco. Non c'era libertà di scelta e il non presentarsi avrebbe avuto certamente delle conseguenze negative. Mio fratello Joseph però non frequentava questi raduni e non si presentava agli appelli. Questo comportò un danno economico per la mia famiglia in quanto non beneficiò più dello sconto sulle tasse scolastiche". Il fratello di Benedetto XVI conferma anche che un loro cugino finì ucciso nell'"Aktion T4", il progetto di eutanasia nazista. "Era - ricostruisce l'anziano sacerdote - un nostro cugino, figlio di una sorella di mia madre. Era un ragazzo carino e allegro, ma soffriva di disturbi mentali. Non era in grado di dialogare correttamente o di partecipare alle conversazioni". Si era detto che il giovinetto fosse affetto dalla sindrome di Down, ma mons. Georg non ricorda "nulla di preciso sulla sua malattia". "Solo molto più tardi - rivela - scoprimmo che i nazisti erano venuti a prenderlo a casa e che era stato ucciso in un campo di sterminio". "Eravamo - continua il fratello del Papa - una famiglia molto unita. Nostro padre era commissario di polizia, proveniva da un'antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Mia madre era figlia di artigiani, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca. Quando era possibile noi bambini andavamo alla messa quotidiana. Si faceva colazione a casa. Poi ci si vedeva di nuovo a pranzo. Secondo la tradizione bavarese mangiavamo prima una zuppa e poi il piatto principale. Il pomeriggio facevamo i compiti e poi con mio fratello andavamo a passeggiare per la città. Poi si cenava insieme. All'epoca non c'erano nè radio n tv e la sera nostro padre suonava la cetra e cantava canzoni. Poi si andava presto al letto". Nell'intervista, mons. Georg confida i propri sentimenti di affetto e rispetto per Joseph Ratzinger, fin dal giorno della sua nascita. "Era - dice - il Sabato Santo del 1927. Gia' dall'alba c'era una gran confusione in casa, e io non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Volevo alzarmi, ma mio padre mi disse di continuare a dormire perchè mi era nato un fratellino. Lo vidi solo dopo: era piccolo e delicato. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa parrocchiale di Marktl sull'Inn, il paese dove abitavamo. Quel giorno pioveva, nevicava e tirava vento, così i miei genitori decisero di lasciare a casa me e mia sorella per non correre il rischio che ci ammalassimo". Il futuro Papa, confida, "era un bambino vivace, ma non un terremoto. Ed era sempre allegro. Fin da piccolo mostrava una grande sensibilità nei confronti degli animali, dei fiori e, in generale, della natura. Forse anche per questo a Natale lui riceveva sempre in dono animali di pezza. La sua attenzione per la natura e gli esseri viventi è un suo tratto caratteristico". Quando nel 1935 Georg entrò nel seminario arcivescovile di Traunstein, Joseph decise di seguirne le orme. "Mio fratello ed io - rievoca l'anziano sacerdote musicista che ricevette anche lui l'ordine sacro il 29 giugno 1951 - eravamo entrambi chierichetti, tutti e due servivamo Messa. Ci fu presto chiaro, prima a me e poi a lui, che la nostra vita sarebbe stata a servizio della Chiesa". Da parte sua Benedetto XVI ha definito pubblicamente suo fratello Georg "una guida affidabile". "Dall'inizio della mia vita - disse, infatti, il 22 agosto 2008 ringraziando il sindaco di Castelgandolfo per aver concesso la cittadinanza onoraria a Georg Ratzinger - mio fratello è stato sempre per me non solo compagno, ma anche guida affidabile. E' stato per me un punto di orientamento e di riferimento con la chiarezza, la determinazione delle sue decisioni. Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili".

Agi

"Vi racconto mio fratello, il Papa"