Il corvo in Vaticano è tornato a colpire, solo che stavolta la missiva arrivata quattro giorni fa a tutti i capi dicastero d’Oltretevere non è anonima ma siglata "I sacerdoti di Roma". Anche Benedetto XVI l’ha ricevuta sulla sua scrivania essendo lui stesso il primo destinatario: "Santità, questa è una lettera aperta e non di quelle che circolano in curia in queste settimane". La sua copia rispetto a quella arrivata a cardinali e arcivescovi sembra avere a corredo le firme di chi contesta l’operato svolto sino ad oggi dal card. Agostino Vallini, vicario della diocesi capitolina. Si tratta di due pagine scritte al computer, suddivise in otto paragrafi in cui traspare insofferenza, delusione e per certi versi esasperazione per un clima venato da "autoritarismo impressionante". Il porporato, già prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, scelto dal Pontefice a sostituire Camillo Ruini nel 2008, è accusato di manifestare "comportamenti degni di un maresciallo dei carabinieri, non di un vescovo". Lo scontento serpeggia all’interno del clero diocesano e forse, vista l’iniziativa, non da ieri. In Curia non si parla d’altro. Gli autori della lettera si rammaricano di non poter avere colloqui sereni col proprio superiore per colpa di un "clima di sospetto su tutto e su tutti" che col tempo si è venuto a creare. Morale: il palazzo del Laterano viene dipinto non come un luogo di dialogo ma un "luogo infelice dove non ci si fida più di nessuno e si è costretti al silenzio". Affermazioni pesanti come macigni tenendo conto che un pastore d’anime dovrebbe avere come tratto distintivo l’umanità, la comprensione, l’affetto paterno. Stando alle testimonianze condensate nel j’accuse, il carattere sanguigno del cardinale davanti ai problemi che via via si presentano spesso lo trasformano. Scoppi d’ira e urla, come sarebbe accaduto anche due domeniche fa in una parrocchia romana periferica, davanti ai fedeli. A farne le spese anche i collaboratori diocesani: "Un altro capitolo doloroso è il rapporto con noi sacerdoti. Ci eravamo illusi - si legge - di avere un giorno della settimana a nostra disposizione per essere ricevuti senza appuntamento. Oggi abbiamo persino paura di avvicinarci a quell’ufficio. Siamo visti con sospetto, giudicati e rimproverati senza poterci difendere e ricattati con la minaccia di lasciarci senza stipendio". Ma perché tra i parroci romani si è accumulata tanta ostilità nei confronti del cardinale vicario, uomo di fiducia di Papa Ratzinger, tanto da prendere carta e penna per scrivere una lettera aperta al Vescovo di Roma? A Vallini viene attribuita una fermezza eccessiva nel portare avanti una azione di pulizia interna, per espellere dalla diocesi le mele marce, i sacerdoti gay. La durezza con la quale si è mosso senza guardare in faccia nessuno avrebbe esacerbato molti animi? Ci sarebbero stati parroci spostati in modo repentino e senza troppe spiegazioni, senza motivi reali. "E’ ossessionato dal sospetto di omosessualità, come se i casi rari accaduti in diocesi devono compromettere la rettitudine dell’intero presbiterio". A fronte di un clima poco sereno alcuni sacerdoti avrebbero scelto "la via dell’esilio volontario, per sfuggire alle intemperanze, andandosi a incardinare altrove; altri pensano di farlo in un prossimo futuro". Al card. Vallini viene poi contestata la scelta di alcuni collaboratori poco preparati, scarsamente attenti al rigore liturgico. Tutto da dimostrare ma il bilancio descritto nella missiva che non ha precedenti non è di certo dei più favorevoli. "Dopo tre anni la diocesi non sa ancora dove andare. Potevamo capire che il primo anno era dedicato alla revisione ma adesso manca completamente un progetto pastorale di largo respiro per orientare il lavoro delle parrocchie e il nostro impegno di sacerdoti". La lettera di questi parroci che si nascondono dietro la firma "i sacerdoti di Roma" ha fatto subito il giro dei Sacri Palazzi, agitando ulteriormente le acque dopo la brutta lettera (anonima) di minacce rivolte al card. Bertone per il modo in cui avrebbe affrontato un complicato garbuglio gestionale al Governatorato, un centro nevralgico di potere e interessi economici teatro di scontri tra due diversi modi di vedere le cose, compresa una sana ventata di pulizia che, evidentemente, a tutti non è risultata gradita.
Franca Giansoldati, Il Messaggero