martedì 25 ottobre 2011

A Venezia la posta in gioco non è solo il Patriarcato. Dalla probabile riconferma di Bagnasco alla guida della CEI alla difficile successione di Scola

Nel marzo 2012 termina il quinquennio di presidenza della CEI del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova; e tutto lascia prevedere che ci sarà una riconferma. Ma le manovre che si stanno svolgendo per la sostituzione di Angelo Scola a Venezia, nella loro silenziosa determinazione, fanno intuire che forse non è solo in gioco la scelta del Patriarca e arcivescovo di una diocesi piccola, ma estremamente prestigiosa; e che ciò che accade in laguna può rientrare in un disegno più ampio, che ha la Circonvallazione Aurelia, sede della Conferenza Episcopale, come ultimo traguardo. Sul fronte delle possibilità che si aprono a Benedetto XVI si è aggiunto adesso un nome nuovo, oltre a quelli già emersi. Dopo mons. Paglia, (Terni), mons. Francesco Moraglia (La Spezia) e mons. Aldo Giordano, il “candidato nascosto” del Segretario di Stato, alcuni porporati italiani pensano di far ricorso, in seconda battuta, a un presule veneto: Andrea Bruno Mazzocato, come segnalato da Vatican Insider, arcivescovo di Udine nato a San Trovaso di Preganziol il 1° settembre 1948, seminarista a Treviso, ex docente di Teologia Dogmatica presso lo Studio Teologico del Seminario di Treviso. A sfavore gioca il fatto che la sua nomina a Udine è relativamente recente, circa un anno e mezzo, e che il Papa non ama che i presuli cambino diocesi. Prima che avvenga la nomina del presidente CEI si avrà, probabilmente a febbraio il Concistoro per la creazione di nuovi cardinali. E presumibilmente anche il titolare di Venezia avrà la sua berretta. Ora come ora, se Benedetto XVI continua a volere che presidente dei vescovi sia un cardinale, e continua a non volere, a differenza di Giovanni Paolo II, il vicario per la città di Roma, eliminando così Agostino Vallini dalla rosa dei possibili candidati, Bagnasco non dovrebbe avere problemi. Il cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, è troppo vicino al limite di età dei 75 anni, a dispetto della grande stima di cui lo circonda il Papa, per poter essere candidato, e lo stesso vale per Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo. Crescenzio Sepe è molto popolare, e attivo, ma lo esclude dalla possibilità, attuale, di una carica del genere l’inchiesta della magistratura, ancora aperta. Milano non è compatibile con la presidenza della CEI: sarebbe come avere un secondo quasi Papa nella penisola. Restano Firenze e Torino. Sia il card. Giuseppe Betori che l’arcivescovo Vincenzo Nosiglia sono considerati ruiniani di stretta osservanza, più il secondo che il primo, e questo, secondo persone ben esperte di cose vaticane e CEI, non li favorisce per assumere questa carica. In questa situazione, l’arcivescovo di Genova non dovrebbe avere problemi. Almeno per il momento. Ma bisogna tenere conto di alcune elementi. Il primo: il contrasto fra presidenza CEI e Segreteria di Stato, anche se in una certa misura fisiologico, pare che stia assumendo livelli notevoli. L’assemblea di Todi, aperta da Bagnasco, sul tema dei cattolici in politica, è stata letta come una chiara e netta risposta alle iniziative prese in questo campo dal Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. In realtà non sembra che né l’una né l’altra “campagna” verso la politica abbia trovato una risposta calorosa da parte dell’Appartamento pontificio. Benedetto XVI non si appassiona al tema. Ma ferma restando la mancanza di candidature alternative a Bagnasco, alla presidenza, è chiaro che l’unico teatro sul quale è possibile giocare è Venezia. Se il Segretario di Stato riuscisse a far avanzare sulla laguna una sua pedina, sarebbe forse possibile, non subito, ma nel giro di un anno o due “chiamare” Bagnasco a un grande incarico in Curia e realizzare il sogno di ogni Segretario di Stato: un presidente CEI in sintonia con la terza Loggia vaticana. E questo spiega allora perché ha preso forma l’ipotesi di una candidatura certamente eccezionale come quella di Aldo Giordano, e perché si vorrebbe farla giungere in porto bypassando le procedure normali, cioè consultazioni di vescovi e cardinali e la “Plenaria” della Congregazione per i vescovi, dagli esiti imprevedibili. O forse, fin troppo prevedibili.

Marco Tosatti, Vatican Insider