Nell'omelia della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, Benedetto XVI ha dato mandato missionario a tutta l’Africa nella risposta totale di sé a Cristo. Ha mostrato la luce del Signore, morto sulla croce per l’umanità intera e che si è fatto servo dei più piccoli, prendendo il “volto di quanti hanno fame, sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri. Il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sarà dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesù stesso. Non vediamo in questo una semplice formula letteraria, una semplice immagine! Tutta l’esistenza di Gesù ne è una dimostrazione. Lui, il Figlio di Dio, è diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli più concreti, facendosi il servo del più piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sarà condannato a morire su una croce. Questo è il Re che celebriamo!". Il Papa ha sottolineato come possa sembrare “sconcertante” la regalità di Cristo: “Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce”. E tuttavia, “è così che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo. Per Lui, regnare è servire! E ciò che ci chiede è di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell’emarginato”. “Cristo ha vinto la morte e ci trascina dietro di Sé nella sua risurrezione – ha sottolineato Benedetto XVI – e ci introduce in un mondo nuovo”, spezzando “il mondo vecchio” e “tante paure” che “ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti”: “Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo!". Quindi il Papa si è rivolto a tutte le persone che “soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società”: “Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo”. Poi un motivo di ringraziamento: “Sono 150 anni che la croce di Cristo è stata piantata sulla vostra terra, che il Vangelo è stato annunciato in essa per la prima volta. In questo giorno rendiamo grazie a Dio per l’opera compiuta dai missionari, dagli ‘operai apostolici’ originari di casa vostra o venuti da altre parti, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, tutti coloro che, ieri come oggi, hanno permesso l’estendersi della fede in Gesù Cristo sul Continente africano!”. Un pensiero anche alla memoria del card. Bernardin Gantin, “esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il Continente africano!”. "Tutti coloro che hanno ricevuto il dono meraviglioso della fede, questo dono dell’incontro con il Signore risorto, sentono anche il bisogno di annunciarlo agli altri". La Chiesa, ha evidenziato il Santo Padre, “esiste per annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo” o “fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio” o “coloro la cui fede è debole, e la cui mentalità, le abitudini, il modo di vivere ignorano la realtà del Vangelo, pensando che la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere sia lo scopo ultimo della vita umana”. “Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!”. La Chiesa in Benin, che “ha ricevuto molto dai missionari”, “deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù”. Di qui l’invito “ad avere questa preoccupazione per l’evangelizzazione, nel vostro Paese e tra i popoli del vostro Continente e del mondo intero”. Il Santo Padre ha rimarcato che il “cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà”. “Cari fratelli e sorelle, vi invito perciò a rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia". “Ritrovate le radici della vostra esistenza nel Battesimo”, ha detto, auspicando una fervida testimonianza di forza nella fede “da trasmettere alle nuove generazioni”. “ Che il Signore vi colmi delle sue grazie”, ha detto in lingua fon. Poi proseguendo in inglese ha rimarcato che è Cristo a rimuovere “tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace”, ha sottolineato che la vera regalità non consiste in una dimostrazione di potenza, ma nell’umiltà del servizio, non consiste nell’oppressione dei deboli, ma nella capacità di proteggerli e condurli alla vita in abbondanza: “Cristo regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio”. Volgendosi all’Africa lusofona ha esortato alla sequela di Cristo per diventare costruttori del Suo regno di riconciliazione, di giustizia e di pace: “Qui Dio si incontra con la nostra libertà. Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana!”.
SIR, Radio Vaticana
VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011) (X) - il testo integrale dell'omelia del Papa