"Il Papa ama Africa, l'Africa ama il Papa". Sono le ultime parole che i beninesi hanno gridato mentre Benedetto XVI lasciava la loro terra nel pomeriggio, a conclusione della suo viaggio. All'aeroporto di Cotonou, ma ancor prima lungo il tragitto dalla Nunziatura, c'è stato l'ultimo atto di una scenografia piena di colori e di calore. E si è ascoltato di nuovo il "milolo", quel gridolino che lanciano le donne quando non trovano più parole per esprimere la loro felicità. Ed era certamente "soddisfatto e felice" anche il Papa, come aveva detto il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, ai giornalisti nell'ultimo briefing quotidiano, poco prima di partire. Era felice e soddisfatto per quel meraviglioso rapporto che si è instaurato tra lui e il grande continente nero. Anche il quotidiano beninese Mattinale ha usato quasi la stessa espressione titolando l'edizione domenicale "Benedetto XVI ama veramente l'Africa, ma l'Africa ama veramente Benedetto XVI". Poche parole per riassumere il senso di una storia che parla di un legame maturato negli anni e vissuto nel segno della continuità apostolica. Ma sono anche le parole che sostanzialmente esprimono, forse nel modo migliore, il senso del viaggio appena concluso. Sullo stesso tono, del resto, anche i titoli di altre edizioni domenicali, alcune straordinarie, dei quotidiani nazionali: "L'Africa nel cuore del Papa e della Chiesa" per La Nation, "Benedetto XVI ha portato la riconciliazione, la giustizia e la pace per l'Africa" per il Béninois Liberé, "Il Sinodo africano per un futuro di speranza" per Meilleur, "Una benedizione sull'Africa" per Fraternité. Raccontare i tre giorni trascorsi dal Papa iniziando da una piccola rassegna sul come i quotidiani locali hanno seguito il suo cammino, aiuta a capire quanto Benedetto XVI sia penetrato nell'anima di questo popolo straordinario. Si sono parlati, si son detti tutto quello che c'era da dire. E se mai qualcosa non fosse rimasta chiara il Papa ha lasciato all'Africa un documento capace di guidarne i passi verso un futuro di speranza.
Mario Ponzi, L'Osservatore Romano