La prima lettera, quella in cui mons. Carlo Maria Viganò chiedeva di restare al suo posto per combattere "corruzione e prevaricazione", risulta uscita dalla II sezione della Segreteria di Stato vaticana. Ufficio addetto ai Rapporti con gli Stati esteri. La seconda invece, il memo "riservatissimo" sullo Ior, in realtà un appunto di discussione sulle richieste provenienti dalla magistratura italiana, è stata estratta dagli archivi della I sezione. Ufficio per gli Affari generali interni. Accertato anche chi avrebbe diffuso la terza missiva, partita da un amico tedesco del card. Castrillon, e inviata dal porporato al Segretario di Stato, Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), riportando il viaggio del collega porporato Romeo in Cina. E il cui contenuto su un fantomatico attentato a Papa Ratzinger è ormai motivo di dileggio nelle Segrete stanze. Il cerchio si è stretto in Vaticano attorno a chi ha passato le lettere alla stampa. Sono stati prima controllati gli originali dei documenti, e si è poi risaliti a chi li ha trattati. In questi giorni il comandante Domenico Giani, direttore dei Servizi di sicurezza e del corpo della Gendarmeria vaticana, è in Messico e a Cuba per i sopralluoghi in vista del viaggio del Papa a fine marzo. Ma i suoi uomini hanno setacciato le carte, messo gli occhi sui sospettati e infine individuato gli ecclesiastici responsabili di avere diffuso i documenti. Così era avvenuto lo scorso anno, quando si scoprì che una lettera di un misterioso "corvo" indirizzata al card. Bertone era stata inviata da un anziano monsignore campano. "Non è un'operazione difficilissima - spiega una fonte interna - perché non sono molte le persone che hanno accesso a quel tipo di file. Adesso, io non vorrei essere nei loro panni". Sanzioni amministrative, denunce penali per rivelazione di segreti d'ufficio e diffamazione, e la possibilità che qualcuno all'improvviso sparisca e venga trasferito altrove dalle due Sezioni centrali della Segreteria di Stato, collocate nella I e nella II Loggia del Palazzo Apostolico custodito dalle Guardie svizzere. Questo è lo scenario che si prepara. La caccia alle talpe del Vatileaks, il caso nato con la diffusione delle lettere vaticane sulla stampa, è in pieno sviluppo. Dietro le Mura leonine i veleni continuano ad affiorare, mentre si profila una settimana densa di appuntamenti importanti, fra politica e spiritualità. Domani, per l'anniversario dei Patti Lateranensi, i cardinali si riuniranno all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede per la prima volta con i ministri del governo Monti. Sabato si terrà il Concistoro, la riunione del Sacro collegio, con la creazione da parte di Benedetto XVI di 22 nuove berrette rosse. Ma la coda dei veleni aleggiava ancora ieri sera, al Consiglio dei cardinali, riuniti sullo stato delle finanze: Bertone, Vallini, Bertello, Calcagno, Versaldi. A latere del tavolo convocato per fare il punto sulla salute finanziaria della Santa Sede, voci critiche per le ultime cadute di immagine della Chiesa di fronte all'opinione pubblica. Una trama insistente vuole che dietro l'ammutinamento dei monsignori che diffondono le lettere segrete non ci sia solo un questione di carrierismo interno, o beghe anti-Bertone. Ma che si stia consumando, dopo anni, la sottile vendetta dell'ex segretario di Stato, Angelo Sodano. Bertone, una volta preso il suo posto come braccio destro del Papa, avrebbe inviato lontano alcuni uomini di fiducia del cardinale-decano. E adesso che è lui ad arrivare a fine anno alla scadenza dei 78 anni, età in cui Sodano si dimise dal suo incarico, l'operazione sarebbe partita. Veleni che faticano a stemperarsi, e anzi si diffondono. Come nel caso del contrattacco del portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Autore di una nota impeccabile per molti aspetti. Ma anche dai toni insolitamente duri, ben colti da alcuni osservatori, rimasti perplessi quando il portavoce del Papa dice che "la lettura in chiave di lotte di potere interne dipende in gran parte dalla rozzezza morale di chi la provoca e di chi la fa". Eppure la messa in circolo di documenti segretati ha messo in luce con chiarezza (vedi il contrasto Castrillon-Romeo) come proprio tra i porporati circolino veleni e agiscano cordate. Con lo sguardo di alcuni rivolto a un futuro conclave. "Questo mite pastore - ricordava ieri l'editoriale de L'Osservatore Romano - non indietreggia davanti ai lupi" mentre "nottetempo nel campo il nemico semina zizzania". Una battaglia ancora tutta da osservare, e da scrivere, quella tra il pastore e i lupi.
Marco Ansaldo, La Repubblica.it