domenica 12 febbraio 2012

Il Papa: nel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, il suo amore è più forte di ogni male

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. "Il Vangelo di questa domenica ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona ‘impura’ e da escluderla dai rapporti sociali: parliamo della lebbra”, ha esordito il Papa. Infatti, “una speciale legislazione riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere il malato risanato alla vita normale”. Il Pontefice ha richiamato il Vangelo di oggi: “Mentre Gesù andava predicando per i villaggi della Galilea, un lebbroso gli si fece incontro e gli disse: ‘Se vuoi, puoi purificarmi!’. Gesù non sfugge al contatto con quell’uomo, anzi, spinto da intima partecipazione alla sua condizione, stende la mano e lo tocca – superando il divieto legale – e gli dice: ‘Lo voglio, sii purificato!’”. “In quel gesto e in quelle parole di Cristo – ha chiarito il Santo Padre - c’è tutta la storia della salvezza, c’è incarnata la volontà di Dio di guarirci, di purificarci dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni. In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l’amore di Dio è più forte di ogni male, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto ‘lebbroso’ perché noi fossimo purificati”. “Uno splendido commento esistenziale a questo Vangelo – ha sostenuto Benedetto XVI - è la celebre esperienza di san Francesco d’Assisi, che egli riassume all’inizio del suo Testamento: ‘Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo’”. Il Papa ha osservato: “In quei lebbrosi, che Francesco incontrò quando era ancora ‘nei peccati’ come dice, era presente Gesù; e quando Francesco si avvicinò a uno di loro e, vincendo il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua lebbra, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all’amore di Dio”. “Ecco – ha sottolineato il Pontefice - la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova!”. Il Santo Padre ha, quindi, invitato a rivolgerci “in preghiera alla Vergine Maria, che ieri abbiamo celebrato facendo memoria delle sue apparizioni a Lourdes. A santa Bernardetta la Madonna consegnò un messaggio sempre attuale: l’invito alla preghiera e alla penitenza. Attraverso sua Madre è sempre Gesù che ci viene incontro, per liberarci da ogni malattia del corpo e dell’anima. Lasciamoci toccare e purificare da Lui, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli!”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS