lunedì 2 luglio 2012

Cambia la didascalia su Pio XII allo Yad Vashem. 'L'Osservatore Romano': da ideologia a storia. Nunzio: onestà intellettuale. Critiche dal Patriarcato

La direzione del museo dell’Olocausto di Gerusalemme, lo Yad Vashem, ha deciso di cambiare oggi il testo della lapide in cui si criticava l’operato del Pontefice Pio XII. Il testo in cui si attaccava il Pontefice e la Chiesa Cattolica per non aver protestato contro i nazisti per lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, aveva creato nell’aprile del 2007 un incidente diplomatico. A causa del testo sulla lapide il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, aveva rifiutato di prendere parte alla cerimonia del Giorno della Memoria. Il padre Peter Gumpel, postulatore della causa di Beatificazione di Pio XII aveva ricordato che “persino lo studioso ebreo Sir Martin Gilbert, massimo storico della Shoah, ha chiesto la rimozione della lapide contro il Papa”. Mons. Franco partecipò poi alla commemorazione della Shoah quando il direttore del museo, Avner Shalev, promise che avrebbe cambiato il testo
della didascalia. Nel testo sotto accusa, si sosteneva che il servo di Dio, Pio XII non avrebbe denunciato il razzismo e l’antisemitismo, non avrebbe protestato per quanto i nazisti stavano facendo contro gi ebrei, non sarebbe intervenuto quando ci fu la razzia a Roma. Nel nuovo testo invece si riconosce che già nel 1942 nel corso del radiomessaggio di Natale il Pontefice Pio XII ha ricordato le "centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo perragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento”. Il nuovo testo sottolinea un numero considerevole di attività di soccorso che la Chiesa Cattolica ha operato per salvare gli ebrei. Si indicano i casi in ci lo stesso Pontefice Pio XII è intervenuto per incoraggiare le attività di soccorso e salvaguardia degli ebrei. "Dal terreno dell'ideologia sembra che si riesca passare a quello della valutazione storica". Così L'Osservatore Romano commenta la modifica della didascalia su Papa Pacelli. "Naturalmente nessun pannello museale potrà mai sondare pienamente un argomento, quindi a quanti sono interessati a saperne di più, la biblioteca e gli archivi dello Yad Vashem offrono un'enorme quantità di materiale", aveva scritto il memoriale della Shoah di Yad Vashem. "Come dire - commenta il quotidiano vaticano - che su una materia tanto importante quanto delicata non ci si può fermare alle definizioni e agli slogan, ma occorre un serio, approfondito e rispettoso lavoro di studio e di ricerca. Finalmente, insomma, si parla di storia, di documenti, di nuove acquisizioni. E si dà conto di un dibattito aperto. Senza dubbio aperto, almeno stando a considerare le prime reazioni all'annuncio dello Yad Vashem". Con la modifica della didascalia, ad ogni modo, "si restituisce, quindi, valore primario ai fatti, ai documenti, alle testimonianze.
"Sono stato a contatto per tutti questi sei anni con la direzione del Museo: posso dire che c'è veramente onestà storica". Lo ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana il nunzio apostolico Franco. "Non ci sono pregiudizi riguardo una posizione ideologica contraria, perché non è stata cambiata solo quella scritta, ma il fatto stesso di aver tenuto questo workshop nel Museo - e di avere auspicato e di auspicare tutt'ora che si possa continuare ad avere simili iniziative culturali insieme, assieme al desiderio, espresso ripetutamente, che storici di Yad Vashem possano avere accesso alla documentazione per avere uno studio più accurato - tutto questo dimostra una certa volontà e apertura intellettuale senza pregiudizi e non una condanna a priori", afferma il prelato. "Purtroppo, tutta l'evoluzione che c'è stata dopo la pubblicazione del famoso libro 'Il Vicario' e tutto il resto, la ricerca di un capro espiatorio, è stato una realtà. Ma veramente credo che negli storici di Yad Vashem ci sia questa onestà intellettuale". Fu proprio l'arcivescovo a protestare per la didascalia di Pio XII, nel 2007, sollevando il caso a livello internazionale. "Credo che bisogna vedere ciò come primo passo nel senso di apertura a una visione un po' più aderente a quello che è stato lo spirito e l'azione del Papa e della Santa Sede", afferma ora il nunzio uscente. "La notizia per me non è stata una sorpresa", afferma. "Per me è stato vedere realizzato quello che era maturato in questi tempi". Ma il Patriarcato latino di Gerusalemme reputa "non sufficiente" la revisione della didascalia. "Il nuovo testo conserva gli argomenti delle critiche a Pio XII, presenti nel vecchio testo, ma presenta anche quelli dei suoi difensori", ricorda il Patriarcato in una nota diffusa oggi. "Ma la revisione del testo non è sufficiente. Per il Patriarcato, il fatto di edulcorare mostra che Yad Vashem sentiva che non era stata detta tutta la verità. Ci si rammarica del fatto che l'immagine di Pio XII sia stata così sfigurata in tutto questo periodo, senza fornire scuse". Nella nota si aggiunge che "ogni giudizio può prestarsi al rischio del pregiudizio e non bisogna cedere al ricatto: quello di fare pressione sulla Santa Sede per aprire gli archivi nella loro integralità e quello di impedire al Vaticano la Beatificazione di Pio XII con una verità non intera. Il Patriarcato desidera sottolineare che non è sicuro che se Pio XII avesse parlato di più avrebbe salvato più ebrei. E che ci sarebbero potute essere reazioni più brutali ancora contro gli ebrei e coloro che li hanno salvati. Come Yad Vashem riconosce che molti cristiani hanno salvato migliaia di ebrei - conclude la nota - resta da sapere se il Vaticano abbia incoraggiato questo salvataggio. Probabilmente sì. Aspettiamo il risultato delle ricerca storiche. Un accusato rimane innocente fino a prova contraria".

Zenit, TMNews

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