martedì 17 luglio 2012

Fellay: lungi da noi l’idea di costituire una Chiesa parallela. A Econe discussione franca che ha chiarito i dubbi e dissipato le incomprensioni

"Non siamo mai noi che rompiamo con Roma eterna, maestra di saggezza e verità", ma sarebbe "poco realista negare l’influenza modernista e liberale presente nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e le riforme che ne sono scaturite". Lo dice il vescovo Bernard Fellay (nella foto con Benedetto XVI), nell’intervista pubblicata sul bollettino della Fraternità San Pio X, DICI.org, a conclusione del capitolo generale dei lefebvriano che si è tenuto a Econe nei giorni scorsi. Fellay non parla del contenuto della risposta che sta per inviare a Roma sull’ultima versione del preambolo dottrinale, anche se nelle scorse settimane aveva fatto intendere di non poter firmare la stesura presentatagli dal card. William Levada lo scorso 13 giugno. Fellay spiega innanzitutto che la Fraternità ha ritrovato l’unità dopo le recenti polemiche interne e dice di aver presentato al Capitolo l’insieme dei testi che il superiore ha scambiato con la Santa Sede negli ultimi mesi. "Questa esposizione ha permesso una discussione franca che ha chiarito i dubbi e dissipato le incomprensioni", e ha favorito "l’unità dei cuori". "Noi faremo arrivare a Roma la posizione del Capitolo che ci ha dato la possibilità di precisare la nostra rotta", insistendo nella "conservazione della nostra identità, il solo mezzo efficace per aiutare la Chiesa a restaurare la Cristianità". Fellay ha aggiunto: "Noi non possiamo conservare il silenzio di fronte alla perdita generalizzata della fede, né davanti alla caduta vertiginosa delle vocazioni e della pratica religiosa. Non possiamo tacere di fronte all’'apostasia silenziosa' e alle sue cause". Il superiore lefebvriano spiega poi come la Fraternità intenda ispirarsi a mons. Lefebvre non soltanto per ciò che riguarda la sua "fermezza dottrinale", ma anche per la sua "carità pastorale". "La Chiesa ha sempre considerato che la migliore testimonianza per la verità è stata donata dall’unione dei primi cristiani nella preghiera e nella carità". Fellay prende "con forza" le distanze da "tutti quelli che hanno voluto approfittare della situazione per seminare la zizzania, nell’opporre gli uni agli altri i membri della Fraternità". "Noi siamo cattolici – assicura il superiore lefebvriano – riconosciamo il Papa e i vescovi, ma dobbiamo innanzitutto conservare inalterata la fede… Ciò comporta la conseguenza di evitare tutto ciò che la potrebbe mettere in pericolo". Ma senza volersi sostituire alla "Chiesa Cattolica, apostolica e romana". "Lungi da noi l’idea di costituire una Chiesa parallela, esercitando un magistero parallelo". "Noi difendiamo la fede nel primato del Pontefice romano – continua Fellay – e nella Chiesa fondata da Pietro, però rifiutiamo tutto ciò che contribuisce all’'autodistruzione della Chiesa' riconosciuta dallo stesso Paolo VI nel 1968". Nell’intervista Fellay dedica parole taglienti al nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il vescovo Gerhard Müller. "Dopo che Benedetto XVI ha compiuto l’atto coraggioso in nostro favore nel 2009", Müller "non è sembrato voler collaborare nello stesso senso, e ci ha trattati come dei paria! È lui ad aver dichiarato che i nostri seminari dovrebbero essere chiusi… e che i quattro vescovi della Fraternità dovevano dare le dimissioni (Zeitonline, 8 maggio 2009)". Il superiore lefebvriano definisce poi "più importante e inquietante" il ruolo che Müller deve assumere in difesa della fede, combattendo "gli errori dottrinali e le eresie". Fellay cita gli ormai noti passi delle opere del nuovo Prefetto sulla transustanziazione, sulla verginità di Maria e sull’ecumenismo definendoli "più che discutibili" e affermando che in altri tempi lo stesso Müller "senza alcun dubbio sarebbe stato oggetto di un intervento del Sant’Uffizio". L’intervista va letta in filigrana: Fellay ha ricompattato la Fraternità, e ha isolato Williamson. Non dice nulla in proposito, ma si sa che considera non sottoscrivibile l’ultima versione del preambolo dottrinale, che lo ha sorpreso non poco in quanto non sono state accolte le sue proposte e le richieste di modifica che aveva avanzato dopo aver ottenuto, sembra di capire, qualche avallo ufficioso anche nelle stanze romane. Ma la risposta che sta per inviare a Roma non è da intendersi come la chiusura definitiva del dialogo e più di un passaggio dell’intervista sottolinea il riconoscimento dell’autorità del Papa come pure la volontà di non far nascere una Chiesa parallela.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Ssnta Sede e F.S.S.P.X: intervista a mons. Fellay