domenica 15 luglio 2012

Il Papa: i discepoli parlino a nome di Gesù e predichino il Regno di Dio senza preoccuparsi di avere successo, anche se contro applausi e potere umano

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato in auto il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recarsi in Visita Pastorale alla diocesi suburbicaria di Frascati. Davanti al cancello di Villa Aldobrandini in Piazza Roma a Frascati, il Papa è salito sull’auto scoperta e, attraversando i vari reparti occupati dai fedeli, è arrivato in Piazza San Pietro, accolto dal vescovo e dalle autorità civili. Sul sagrato della Cattedrale il Papa ha ricevuto il saluto del sindaco Stefano Di Tommaso, e del vescovo mons. Raffaello Martinelli, che ha offerto, a nome della diocesi, un cesto con buste di offerte per la carità del Papa. Quindi è entrato in Cattedrale dove si è soffermato in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento. Dopo la vestizione dei paramenti sacri, Benedetto XVI ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica.
All’inizio dell’omelia, Benedetto XVI ha in primo luogo ringraziato il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato e titolare della diocesi, mons. Martinelli, il sindaco Di Tommaso e tutte le autorità presenti. Il Pontefice, a braccio, ha speso alcune parole per ricordare l’impegno di mons. Martinelli quando per 20 anni è stato suo “fedelissimo molto capace collaboratore” nella Congregazione per la Dottrina della Fede, "dove ha lavorato soprattutto nel settore del catechismo e della catechesi con grande silenzio e discrezione: ha contribuito al Catechismo della Chiesa Cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua voce è molto presente". Quindi il Papa ha commentato il Vangelo odierno, riguardante l’invio in missione degli apostoli da parte di Gesù: "Il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi inviati". Una missione che richiede alcune istruzioni: l’essere distaccati dal denaro e dalle comodità e mettere nel conto la possibilità di essere respinti ma anche perseguitati. “Essi devono parlare a nome di Gesù – ha detto il Papa – e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo”. Come accadde al profeta Amos, chiamato da Dio a predicare contro i soprusi e le ingiustizie, e cacciato dal sacerdote Amasia. Un rifiuto che non intacca la sua missione. “Egli – ha sottolineato Benedetto XVI – continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli uomini vogliono sentirsi dire”: "E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano". E’ nel gesto di scuotere la polvere dai piedi, davanti alla gente che rifiuta l’annuncio, che si esprime il distacco morale e materiale. Un annuncio che va accompagnato, dice Gesù ai Discepoli, sempre dal servizio e dalla cura dei malati: "Cura dei malati corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i demoni, cioè purificare la mente umana, pulire, pulire gli occhi dell’anima che sono oscurati dalle ideologie e perciò non possono vedere Dio, non possono vedere la verità e la giustizia. Questa duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato dei discepoli di Cristo. Quindi la missione apostolica deve comprendere due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità di servizio e di dedizione". "Rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa che è in Frascati", il cui impegno pastorale "è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i formatori. E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il 'tirocinio' missionario, perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa". Nella comunità cristiana, “questo è sempre il primo servizio che i responsabili devono offrire: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, a tutti i sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli adulti, come responsabili nell’Azione cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone”. “Il Signore – ha sottolineato il Santo Padre - chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa stessa e nella società”. Benedetto XVI ha precisato: “La verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola”. Anche qui, ha evidenziato il Papa, “nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni, chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della fede che inizierà ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II”. “I documenti del Concilio – ha proseguito il Pontefice - contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane, per la formazione della nostra coscienza. Quindi leggeteli, leggete il Catechismo della Chiesa Cattolica e così riscoprite la bellezza di essere cristiani, di essere Chiesa, di vivere il grande ‘noi’ che Gesù ha formato intorno a sé, per evangelizzare il mondo: il ‘noi’ della Chiesa, mai chiuso, ma sempre aperto e proteso all’annuncio del Vangelo a tutti.”. Ancora un’esortazione ai fedeli di Frascati: “Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua Chiesa e il Regno di Dio è vicino”. I patroni della diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e Giacomo. Alla loro intercessione il Santo Padre ha affidato il cammino della comunità, “perché si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità”.
Terminata la celebrazione della Santa Messa, il Papa ha salutato alcuni organizzatori della visita, quindi in auto è rientrato al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove lo attendevano fedeli e pellegrini per la recita dell’Angelus.


Radio Vaticana, SIR

VISITA PASTORALE DEL A FRASCATI - il testo integrale dell'omelia del Papa