lunedì 27 agosto 2012

Comunione e testimonianza. In attesa della quarta Esortazione Apostolica post-sinodale di Benedetto XVI dedicata alla Chiesa in Medio Oriente

Fra due settimane circa sarà pubblicata, in diverse lingue, la quarta Esortazione Apostolica post-sinodale di Benedetto XVI. Venerdì 14 settembre, ad Harissa, Libano, nella Basilica St Paul, il Papa firmerà e renderà pubblico questo importante documento che si aggiunge alle tre Esortazioni Apostoliche post-sinodali precedenti: "Africae munus" (19 novembre 2011), "Verbum Domini" (30 settembre 2010) e "Sacramentum Caritatis" (22 febbraio 2007). Ancora non si conosce il titolo principale del testo ma sembra molto probabile che includa le parole comunione e testimonianze, che tra l'altro furono il cuore dell'Assemblea speciale dei vescovi per il Medio Oriente che, dal 10 al 24 ottobre 2010 in Vaticano, si occupò della “Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: Comunione e testimonianza. La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola" (At 4, 32)”. Comunionee testimonianza, come stili di vita e consapevolezza di fede, sono il fondamento di un terzo elemento che aiuta a capire il futuro dei catttolici, e dei cristiani in generale, in Medio oriente: la speranza. La questione della comunione intesa non solo come unità delle diverse comunità cattoliche seppure con riti diversi (sono 7), bensì come membri dell'unico Corpo mistico, quello di Cristo, "cum Petro et sub Petro", è condizione essenziale di sopravvivenza e crescita, soprattutto dopo non pochi anni di rivalità e separatezza. Ed è altrettanto fondamentale la testimonianza in terre dove i numeri non favoriscono il cattolicesimo e dove spesso, purtroppo troppo spesso e anche oggi, i cristiani sono stati obbligati alla via dell'esilio e della diaspora. E tutto questo, va ricordato, proprio nelle terre dove Cristo il figlio di Dio si fece carne per annunciare il suo messaggio di salvezza e da dove si irradiò nel resto del mondo il suo Vangelo. Il card. Antonios Naguib, Patriarca egiziano di Alessandria dei Copti, che fu relatore generale del Sinodo e uno dei redattori delle Proposizioni conclusive consegnate al Papa, parlando con L'Osservatore Romano, il 23 ottobre 2010, sottolineò al termine dell'Assemblea: "Quella della comunione è una questione molto importante. Lo era prima e lo è anche adesso. Anzi, forse lo è ancora di più perché in queste giornate abbiamo effettivamente vissuto la comunione tra di noi. Abbiamo discusso insieme per la prima volta; e per la prima volta abbiamo lavorato insieme, redatto documenti condivisi, ma soprattutto abbiamo dato una testimonianza comune. Ecco, comunione e testimonianza sono i due elementi fondamentali della nostra identità di figli dell'unico Dio. Come ha detto il Papa nell'omelia della messa inaugurale del sinodo, senza comunione non c'è testimonianza. La comunione è espressione, o meglio è la traduzione dell'amore di Dio, dunque della presenza del Dio amore. Una presenza viva nelle nostre Chiese. E noi siamo chiamati a darne concreta testimonianza. In questo senso si è notata una grande sensibilità in tutta l'assemblea. È stato infatti lanciato un forte appello alla comunione tra le Chiese nella regione. E poi l'appello si è allargato sino a comprendere le Chiese sorelle e le altre comunità religiose presenti nella nostra regione, ebrei e musulmani in particolare". Il contenuto essenziale di queste Proposizioni, che sono servite come guida al Papa per redigere l'Esortazione Apostolica, è stato così riassunto dal card. Naguib: "La necessità di approfondire il dialogo con le altre religioni presenti sul territorio, oltreché con gli altri fratelli cristiani; la ricerca della pace; il rispetto dei diritti di ogni individuo; la giustizia uguale per tutti; la questione dell'emigrazione al pari di quella dell'immigrazione, che comporta non pochi problemi pastorali; la protezione e la valorizzazione della donna; la questione della formazione nei seminari e anche la formazione dei sacerdoti. Quest'ultimo è un argomento molto importante poiché da esso dipende molto del cammino futuro delle nostre Chiese".Dall'altra parte sulla speranza il porporato si soffermò in una descrizione che oggi acquista più rilevanza che mai. "Dopo i primi interventi in aula, ricordò il porporato copto, nei quali spesso è stata concentrata l'attenzione proprio sulle paure, sui timori, sulla disperazione che sino a oggi hanno caratterizzato la quotidianità della vita dei cristiani in queste regioni, abbiamo deciso di eliminare queste parole. Non tanto per esorcizzare una mentalità che andava sempre più affermandosi nel nostro contesto, quanto piuttosto per cominciare a insegnare ai nostri fedeli a vivere nella luce dello Spirito, che non ci abbandona mai. I padri sinodali hanno chiesto espressamente di non fare mai più cenno a paure e timori in tutti i prossimi documenti, a partire proprio dalle proposizioni. Volontà comune è far sì che quest'assemblea sinodale possa dare una grande spinta in avanti verso la speranza". A questa speranza si lega intrinsecamente ciò che il cardinale Naguib descrive come "la piattaforma che ci porta a reclamare la parità di diritti: (...) una presenza attiva, apprezzata e anche ricercata nei campi dell'educazione, dello sviluppo sociale e della promozione umana, oltre che nell'azione caritativa. Peraltro, si tratta di servizi offerti a tutti, senza distinzioni. Essendo noi cattolici una minoranza in questi Paesi, a beneficiare dei nostri servizi sono per la maggior parte proprio i non cristiani".

Luis Badilla, Il Sismografo