L'ultimo Concistoro è veramente un segnale nuovo e forte per la Chiesa e soprattutto per il Vaticano. Il Papa è forse il più forte assertore della non equivalenza Chiesa = Vaticano. Chi ha detto che tutti i capi dei vari organismi vaticani debbano per forza diventare cardinali?
Ed infatti, nell'ultimo Concistoro i cardinali erano quasi tutti al di fuori delle mura vaticane, sparsi nelle varie Chiese del mondo, soprattutto quelle perseguitate. Non è certo questo il tempo dei paraocchi, né tanto meno quello delle maschere. Gli organismi vaticani soffrono della stessa malattia che attanaglia le burocrazie occidentali, soprattutto in Italia.
Si osserva, infatti, una fortissima tendenza all'auto-conservazione, a mantenere a tutti i costi privilegi e posizioni che ormai non hanno più alcun senso. Un cardinale, secondo me, ha veramente il suo senso in un paese dove la Chiesa è non solo il punto di riferimento dei cattolici, ma svolge un ruolo attivo nella difesa dei più poveri e degli sfruttati. Questa è la situazione dei paesi emergenti, come per esempio il sud America, l'Africa, l'India e le Filippine. In questi paesi cerimonie, poltrone, privilegi passano totalmente in secondo piano, poiché un cardinale diventa ciò che veramente dev'essere, ossia un "cardine" della società civile e non solo della Chiesa.
Del resto il cardinalato non è un sacramento! I vescovi restano vescovi anche quando sono "creati" (così si dice in gergo) cardinali. Tanto che, paradossalmente, anche un laico potrebbe essere cardinale. Diciamolo con franchezza. Per la gente comune, almeno in Italia, chi è il cardinale? Un pezzo grosso del Vaticano! Uno che ha fatto una "carriera" tale da assurgere al posto più sublime della Chiesa. Chi vede il cardinale come colui che prima di ogni altro deve diventare ciò che il colore del suo abito indica?
La porpora cardinalizia rimanda infatti al "sangue", che ogni uomo di Chiesa è chiamato a versare per i suoi fedeli. Ecco perché al Papa piacciono tanto i cardinali di paesi dove veramente si può morire per la propria fede. È giunto il momento del "digiuno" per tutti. Non solo per la povera gente, costata a tirare sempre di più la cinghia, ma soprattuto per coloro che la cinghia l'allargano ogni giorno di più. Ognuno di noi è chiamato a rinunciare a qualcosa di ciò che ha, ma soprattutto a combattere con tutto se stessi quella piaga che dai tempi dell'Eden flagella costantemente l'umanità, aspiranti cardinali compresi, e che si chiama "narcisismo".
La smania di ergersi sopra tutto e tutti, di additare se stessi, non Dio, come divinità da adorare. Il Vaticano è una struttura importante ed essenziale per la Chiesa universale, che deve ave un centro organizzativo e propulsore. Soprattutto, però, il Vaticano è la sede di Pietro, di colui che con la sua fede in Gesù Figlio di Dio impedisce che le "forze del caos" prendano il sopravvento nella nostra storia personale e in quella del mondo.
Noi tutti, soprattutto se siamo a servizio della Santa Sede, siamo a servizio di Gesù e di Pietro, ciascuno - cardinali e laici insieme - con i talenti che Dio gli ha dato! Così, anche se in Vaticano ci sarà qualche cardinale di meno, qualche poltrona in meno, qualche privilegio in meno, sarà tuttavia la nostra testimonianza di fede che tornerà a conferire prestigio e credibilità alla Chiesa.
Simone Venturini.it
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