giovedì 31 gennaio 2013

Mons. Fellay: morire per salvaguardare la fede cattolica, tutto perdere per salvaguardare la fede, ecco quello che noi vogliamo ed ecco perché Roma ci condanna

"Morire per salvaguardare la fede cattolica, tutto perdere per salvaguardare la fede, ecco quello che noi vogliamo ed ecco perché Roma ci condanna". Lo ha detto domenica scorsa, alla fine della sua omelia, mons. Bernard Fellay (foto), superiore della Fraternità San Pio X. Fellay ha celebrato l'ordinazione sacerdotale di don Bertrand Lundi nella chiesa parigina di Saint-Nicolas du Chardonnet. Negli accenni dell'omelia dedicati ai rapporti con la Santa Sede, il vescovo lefebvriano ha anche dichiarato: "Questa è la nostra storia, quella della Fraternità, quella del nostro fondatore. E questa storia, miei carissimi fratelli, continua. Direi finanche che, davanti a questa realtà sublime, parlare di accordi o meno con Roma, è una sciocchezza" ("est une bagatelle"). Parole pronunciate dopo aver ricordato l'azione di mons. Lefebvre, al cui "carisma" aveva fatto cenno anche la lettera inviata prima di Natale allo stesso Fellay e ai preti della Fraternità dall'arcivescovo statunitense Augustin Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", nel tentativo di sbloccare lo stallo nel dialogo tra la Santa Sede e il gruppo tradizionalista. Ha provocato discussioni, in particolare su uno dei forum più vicini all'ala più intransigente della Fraternità, il fatto che il neo-sacerdote, proveniente da una famiglia legata da decenni al gruppo tradizionalista, indossasse una pianeta che portava ricamato uno stemma papale simile a quello di Benedetto XVI (anche se con la tiara e non con la mitria). Altre polemiche sui forum tradizionalisti hanno riguardato un sacerdote dell'Istituto Buon Pastore, in comunione con Roma, che sarebbe stato invitato alla cerimonia ma al quale poi non sarebbe stato permesso di accedere al presbiterio per assistere all'ordinazione. Le parole di Fellay non vanno sopravvalutate e sarebbe sbagliato trarre da esse conclusioni circa la risposta che il Vaticano attende alla proposta consegnata lo scorso 14 giugno. Ma non c'è dubbio che si tratti di espressioni comunque indicative.

Andrea Tornielli, Vatican Insider