sabato 26 gennaio 2013

Mons. Pinto al Papa: la Rota romana chiamata a dare un contributo perché l’istituto matrimoniale resista al pericolo della perniciosa relativizzazione della disciplina canonica che offende l’integrità e l’unità cattolica del corpo di Cristo

I fondamenti del servizio della Rota Romana e l’impegno a proseguire in questa delicata missione in assoluta fedeltà al Successore di Pietro sono stati riaffermati dal decano, mons. Pio Vito Pinto, nel saluto rivolto a Benedetto XVI all’inizio dell’udienza. Innanzitutto egli ha voluto ringraziare il Papa per la sua testimonianza e il suo insegnamento. La Rota romana, ha detto, vuole "con umiltà" riaffermare l’essenza stessa del proprio lavoro che, in definitiva, intende da sempre corrispondere alle attese dei Pontefici per il contributo che essa "è chiamata a dare perché l’istituto matrimoniale resista al pericolo della perniciosa relativizzazione della disciplina canonica che offende l’integrità e l’unità cattolica del corpo di Cristo". E "a tale scopo - ha proseguito - la nostra giurisprudenza è l’esempio di una giustizia sollecita, cioè senza ritardi, libera, cioè senza prevenzioni di sorta". Un servizio che proprio dall’"antica consuetudine di questa udienza" vuole "ulteriormente acquistare il senso e lo scopo dell’esistenza stessa del tribunale apostolico". Esso, ha spiegato il decano, è "segno e testimone dell’insopprimibile diritto dei fedeli 'urbi et orbi' di appellare a Pietro, visibile prassi di un diritto fondamentale dei battezzati", e "esprime nel contempo, nel rapporto con i tribunali delle Chiese particolari, la necessità di una giustizia uniforme, fedele, scevra da arbitrarie e abusive manipolazioni nel pronunciare la nullità o la validità del vincolo matrimoniale". Mons. Pinto ha poi rilevato come "la sovrana decisione" presa dal Pontefice "di portare alla competenza del decano della Rota Romana la procedura per lo scioglimento del matrimonio rato e non consumato, ha conferito ulteriore forza alla missione peculiare del nostro dicastero". Si tratta di "un servizio sostenuto dall’antico magistero dei successori di Pietro che il venerabile Paolo VI richiamò nel suo discorso alla Rota Romana dal 1969, eco di quanto insegnato da Papa Innocenzo III". Infine il decano ha chiesto al Pontefice di benedire il lavoro che attende la Rota Romana.

L'Osservatore Romano