Papa Benedetto XVI ha ribadito la sua condanna della ''opzione militare'' per risolvere i conflitti in Medio Oriente e, in particolare, in Terra Santa e ha auspicato che delle elezioni israeliane del prossimo 10 febbraio emergano ''dirigenti capaci di far avanzare con determinazione'' il processo di pace. Papa Ratzinger ha ribadito che l'attuale ''recrudescenza di violenza provoca danni e immense sofferenze alle popolazioni civili'' e ''complica ancora la ricerca di una via d'uscita dal conflitto tra Israeliani e Palestinesi, vivamente desiderata da molti di essi e dal mondo intero''.''Una volta di piu' - ha proseguito il pontefice -, vorrei ripetere che l'opzione militare non e' una soluzione e che la violenza, da qualunque parte essa provenga e qualsiasi forma assuma, va condannata fermamente''. L'auspicio del Pontefice eè che, ''con l'impegno determinante della comunità internazionale, la tregua nella striscia di Gaza sia rimessa in vigore'' e che ''siano rilanciati i negoziati di pace rinunciando all'odio, alle provocazioni e all'uso delle armi''. Ma Papa Ratzinger è voluto andare piu' a fondo nella sua analisi, soffermandosi sulle molte ''scadenze elettorali cruciali'' dei prossimi mesi in Medio Oriente. Oltre ad Israele, l'Autorita' Palestinese, dove il mandato del presidente Abu Mazen e' già scaduto, dovrebbe andare alle urne ''molto presto'', forse già in aprile. In giugno, invece, sono previste le elezioni presidenziali in Iran. Di fronte a queste scadenze, il Pontefice ha auspicato che dalle urne ''emergano dirigenti capaci di far avanzare con determinazione'' il processo di pace e di ''guidare i loro popoli verso la difficile ma indispensabile riconciliazione''.
Il Papa ha poi ribadito una condanna severa della nuova corsa agli armamenti e al riarmo nuclerare in atto nel mondo. Il Vaticano, ha detto Benedetto XVI, segue ''con preoccupazione i sintomi di una crisi che emergono nel settore del disarmo e della non proliferazione nucleare'' e vuole ricordare ''che non siamo in grado di costruire la pace, quando la spesa militare sottrae enormi risorse umane e materiali per i progetti di sviluppo, specialmente dei popoli piu' poveri''. Papa Ratzinger ha anche ricordato come la Santa Sede sia stata tra i primi firmatari della Convenzione ONU sulle bombe a grappolo, ''un documento che ha l'obiettivo di rafforzare il diritto umanitario internazionale''.
Papa Benedetto XVI ha chiesto poi al ''mondo occidentale'' di non coltivare ''pregiudizi e ostilità contro i cristiani, semplicemente perchè, su certe questioni, la loro voce dissente''. Il Pontefice si è soffermato brevemente, senza fare riferimenti espliciti sui contrasti tra cattolici e laici sulle le diverse questioni. ''Una sana laicità della societ - ha detto ancora Papa Ratzinger ricordando il suo viaggio in Francia del settembre scorso - non ignora la dimensione spirituale e i suoi valori, perchè la religione non è un ostacolo, ma piuttosto un solido fondamento per la costruzione di una societa' piu' giusta e piu' libera''.
Il Papa ha anche confermato il suo prossimo viaggio in Africa, senza fare menzione invece della possibilità, annunciata da più parti ma ancora priva di un annuncio ufficiale, di recarsi in Israele a maggio. Nella panoramica dedicata al continente nero nel suo discorso, Papa Benedetto ha messo l'accento, come già nell'Angelus di domenica scorsa, sulla ''protezione dell'infanzia'': ''Molti bambini vivono il dramma dei rifugiati e dei trasferiti in Somalia, nel Darfour e nella Repubblica democratica del Congo. Si tratta di flussi migratori che riguardano milioni di persone che hanno bisogno di un aiuto umanitario e che sono soprattutto private dei loro diritti elementari e feriti nella loro dignita'''. Ai governanti il Pontefice ha chiesto di ''prendere tutte le misure necessarie per risolvere i conflitti in corso e porre fine alle ingiustizie che li hanno provocati''. Benedetto XVI ha anche auspicato che, in Somalia, ''la restaurazione dello Stato possa infine progredire affinche' cessino le interminabili sofferenze degli abitanti di tale Paese'', mentre allo Zimbabwe ha dedicato solo un breve accenno di passaggio, senza citare la crisi politica e il governo Mugabe ma parlando genericamente di ''situazione critica'' e della necessita' di ''considerevoli aiuti umanitari''.
Nel vasto affresco del panorama globale tracciato oggi nel suo discorso di inizio anno ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede, non poteva mancare il riferimento all'America Latina, la parte del mondo dove vivono la maggioranza dei cattolici del pianeta.''Anche là i popoli desiderano vivere in pace, liberati dalla poverta' e potendo liberamente esercitare i loro diritti fondamentali'', ha osservato il Pontefice, che ha poi auspicato, riferendosi con ogni probabilità alle leggi restrittive sull'immigrazione adottate dagli Stati Uniti, che ''i bisogni di coloro che emigrano siano presi in considerazione da legislazioni che facilitino il ricongiungimento familiare e concilino le legittime esigenze della sicurezza e quelle dell'inviolabile rispetto della persona''. Nel suo discorso, il Papa ha lodato ''l'impegno prioritario di certi governi per ristabilire la legalità e condurre una lotta senza compromessi contro il traffico di stupefacenti e la corruzione''. Si tratta di Paesi come la Colombia e il Messico, da anni impegnati in una lotta senza quartiere ai narcotrafficanti. Benedetto XVI ha anche ricordato ''la recente firma dell'Accordo tra la Santa Sede e il Brasile'' che ''facilita il libero esercizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e rafforza ancor più la sua collaborazione con le istituzioni civili per lo sviluppo integrale della persona'' e l'anniversario della mediazione pontificia che, trent'anni fa, mise fine alla vertenza tra l'Argentina e il Cile sulla zona australe.''La Chiesa - ha osservato Papa Ratzinger - accompagna da cinque secoli i popoli dell'America latina, condividendo le loro speranze e le loro preoccupazioni. I suoi Pastori sanno che per favorire un autentico progresso della società il loro specifico compito à quello di illuminare le coscienze e di formare dei laici capaci di intervenire con coraggio nelle realta' temporali, mettendosi al servizio del bene comune''.
Infine sulla situazione in Kosovo, il Papa ha detto che ''la Santa Sede continua il suo impegno per la stabilita' nella regione e spera che si continueranno a creare le condizioni per un avvenire di riconciliazione e di pace tra le popolazioni della Serbia e del Kosovo, nel rispetto delle minoranze''. Il Pontefice ha anche invitato a non ''dimenticare la difesa del prezioso patrimonio artistico e culturale cristiano, che costituisce una ricchezza per tutta l'umanita''.
Agli Eccellentissimi Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno (8 gennaio 2009) - Il testo integrale del discorso del Papa