“E’ in Cristo che si trova il compimento” del “mistero” di Dio, per capire il quale “le mere categorie intellettuali risultano insufficienti”. Nella catechesi il Papa ha fatto notare che è in Cristo che prende forma quella che viene chiamata “la multiforme sapienza di Dio”. “Non è possibile pensare e adorare il beneplacito di Dio – ha ammonito Benedetto XVI - senza confrontarci personalmente con Cristo in persona, in cui quel mistero si incarna e può essere tangibilmente percepito”. Solo in questo modo, per il Santo Padre, si arriva “a contemplare l’ininvestigabile ricchezza di Cristo”, che “sta oltre ogni umana comprensione”. “Non che Dio non abbia lasciato delle impronte del suo passaggio, poiché è Cristo stesso l'orma di Dio,la sua impronta massima”, ha precisato il Papa, ma ci si rende conto di “quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità” di questo mistero “che sorpassa ogni conoscenza”. “Le mere categorie intellettuali risultano insufficienti, e, riconoscendo che molte cose stanno al di là delle nostre capacità razionali – ha concluso il Papa - ci si deve affidare alla contemplazione umile e gioiosa non solo della mente ma anche del cuore”. “L’amore capisce più che la sola ragione”; ha concluso il Papa a braccio, ricordando il pensiero dei Padri della Chiesa.
“Una grande catechesi, nella quale impariamo come esser buoni cristiani, ma anche come diventare realmente uomini”. Così il Papa ha poi definito le due lettere paoline. “Se cominciamo acapire che il cosmo è l’impronta di Cristo - ha proseguito il Papa sempre a braccio - impariamo quale sia la retta relazione al cosmo, a tutti i problemi legati alla sua retta conservazione”. Ma possiamo capirlo, ha puntualizzato, solo “con una ragione che è amore, che è agire in modo retto”. “Se pensiamo alla Chiesa come corpo di Cristo – ha detto il Papa riassumendo a braccio la catechesi - impariamo come vivere con Cristo l’amore reciproco, che ci unisce a Dio e che ci fa capire nell’altro, immagine di Cristo”. “La Chiesa non è solo una promessa sposa, ma è la reale sposa di Cristo”. E’ uno dei concetti di fondo della Lettera agli Efesini, in cui si afferma che per volere di Cristo la “bellezza” della Chiesa “deve crescere ogni giorno grazie ad una vita ineccepibile, nel suo comportamento morale”. “Da qui alla comune esperienza del matrimonio cristiano - ha detto il Papa - il passo è breve”. In realtà, ha spiegato a braccio, si tratta di “due aspetti che si illuminano reciprocamente: impariamo cosa è il matrimonio nella luce della comunione con Cristo e con la Chiesa, impariamo come Cristo si unisce a noi pensando al mistero del matrimonio”.
14 gennaio 2009, San Paolo (18): La visione teologica delle Lettere ai Colossesi e agli Efesini - il testo integrale della catechesi del Papa