lunedì 9 febbraio 2009

Williamson rimosso dalla direzione del seminario di La Reja. Il 31 gennaio la decisione di mons. Fellay. Si dedicherà allo studio della Shoah

Richard Williamson, il vescovo lefebvriano che ha negato l'Olocausto, è stato sostituito alla guida del seminario che dirige dal 2003 a La Reja, una cinquantina di chilometri dal centro di Buenos Aires. A rendere noto l'allontanamento del vescovo negazionista è stato padre Christian Bouchacourt, responsabile per l'America Latina della Fratenità San Pio X, alla quale appartiene Williamson, che ormai da anni vive, tra un viaggio e l'altro, in Argentina, da sempre uno dei paesi del mondo dove i lefebvriani sono più presenti. Un vescovo cattolico può parlare "con autorità ecclesiastica" solo su materie riguardanti "la fede e la morale", ha detto in un comunicato reso, precisando che le "affermazioni" di Williamson "non riflettono in modo alcuno la posizione" della Congregazione. Bouchacourt ha inoltre respinto "con tristezza" le accuse lanciate negli ultimi tempi contro la stessa Congregazione "al fine di screditarla".
La Fraternità sacerdotale San Pio X ha chiesto al vescovo Richard Williamson di approfondire la storia della Shoah - che il presule negazionista si è impegnato a fare sul testo "Auschwitz. Tecnica e operazione delle camere a gas" (Jean-Claude Pressac, 1989) - "in un lasso di tempo ragionevole". In una nota pubblicata dall'ufficio stampa dei lefebvriani, si conferma che Williamson ha "accettato", lo scorso 31 gennaio, la decisione del superiore generale, mons. Bernard Fellay, di rimuoverlo dalla direzione del seminario che dirigeva dal 2003 a La Reja, vicino Buenos Aires. "Prima ancora che venisse pubblicata - afferma la nota - l'intervista che mons. Williamson ha concesso a Der Spiegel il 9 febbraio è stata presentata come un rinvio al mittente della richiesta formulata il 4 febbraio dalla Santa Sede" di rinnegare le affermazioni sulla Shoah. "Oggi i lettori dispongono non di qualche estratto ma dell'intervista integrale e possono così notare che mons. Williamson non rifiuta di tornare sulle affermazioni fatte alla televisione svedese il primo novembre 2008 (diffuse il 21 gennaio 2009), ma che non vuole 'affermare nulla di cui non è convinto'. E' il motivo per il quale ha iniziato a studiare l'opera di Jean-Claude Pressac che rifiuta le tesi negazionistiche 'Auschwitz. Tecnica e operazione delle camere a gas' (1989)". "Lungi dall'essere un rinvio al mittente, o addirittura una manovra delatorio - aggiunge la nota - l'iniziativa di mons. Williasmon traduce una volontà di informarsi oggettivamente, informandosi la tesi avversa a quella alla quale egli ha aderito sinora. Si preferirebbe - si domandano i lefebvriani - vedere mons. Williamson tenere una posizione anti-negazionista unicamente su ordinazione? La sincerità di una simile posizione sarebbe più che sospetta agli occhi di tutti. Ma senza attendere, egli rinnova le condanne della Chiesa contro l'antisemitismo. 'Va da sé in una religione il cui fondatore e le persone principali sono ebrei di nascita', afferma. Egli dichiara che il suo studio prenderà del tempo. La verità storica soffrirà di questo ritardo? I fatti scientifici rischiano di non essere più dei fatti col passare del tempo? Certamente no! Contrariamente a quanto afferma il giornalista de Der Spiegel, la Fraternità non ha posto alcun ultimatum a mons. Williamson, ma gli ha domandato di studiare queste questioni in un lasso di tempo ragionevole. Non si può rimproverargli di prender tempo per arrivare a delle conclusioni convincenti". Poiché, infine, mons. Williamson "non intende nuocere in alcun modo all'opera della Fraternità", egli "ha accettato, il 31 gennaio, la decisione del superiore generale di rimuoverlo dall'incarico di direttore del seminario de La Reja (Argentina)". Williamson, Fellay e gli altri due vescovi ai quali il Papa, il 21 gennaio, ha revocato la scomunica in cui erano incorsi 'latae sententiae' nel 1988, sottolinea la nota, hanno scritto al Papa il 29 gennaio per esprimere "la loro unanime gratitudine".