Accogliendo questo martedì pomeriggio il Papa all'aeroporto della capitale Yaoundé, il Presidente della Repubblica del Camerun Paul Biya (nella foto con Benedetto XVI) ha assicurato il suo impegno per la promozione dei diritti civili e ha affermato che il viaggio del Pontefice è un antidoto all'“afropessimismo”. Il Capo di Stato, nel suo discorso di benvenuto, ha riconosciuto che “non è possibile non sostenere l'appello della Chiesa per una maggiore giustizia per le popolazioni africane, decimate dalle pandemie, dalla miseria e dalla fame, a volte private dei loro diritti più elementari e sottoposte a condizioni di vita degradanti”.
Citando un sacerdote camerunense, il Presidente, al potere dal novembre 1982, si è chiesto “com'è possibile non ascoltare il grido dell'uomo africano”. Per quanto lo riguarda come governante, Biya ha assicurato al Papa il suo sforzo per “rispondere alle aspettative del nostro popolo sull'esercizio dei suoi diritti civili e soddisfare le sue necessità in materia di istruzione, salute e livello di vita”. Riferendosi al sistema politico del suo Paese, che ha più di 18 milioni di abitanti, per la maggior parte cristiani, seguaci di credo tradizionali o musulmani, il Presidente ha detto al Papa che continuerà a sforzarsi per procedere nella “buona direzione” della democrazia. Per quanto concerne la politica estera, Biya ha osservato che la priorità del suo Paese deve essere la promozione della pace e ha portato come esempio di questo impegno i negoziati sul contenzioso nella penisola di Bakassi, che nel 1981 è stato sul punto di provocare una guerra tra Camerun e Nigeria. La Corte Internazionale di Giustizia ha deciso nel 2002 che il territorio è di sovranità camerunense, costringendo a cederlo al Camerun, cosa che è avvenuta il 14 agosto 2008. “Grazie a una buona volontà condivisa e il sostegno delle Nazioni Unite e di alcune potenze amiche, questo spinoso problema ha potuto risolversi con la soddisfazione generale”, ha affermato. “In questo modo, si è aperta la via per una cooperazione benefica con il nostro grande fratello”, ha aggiunto riferendosi alla Nigeria. Il Presidente ha infine ringraziato il Papa per la convocazione del Sinodo dell'Africa, che si celebrerà a Roma nell'ottobre prossimo, e il cui "Instrumentum laboris sarà consegnato questo giovedì. In questa decisione, gli ha detto, gli africani vedono “l'interesse costante che presta a quanti soffrono a causa della guerra, della miseria, della malattia o dell'oppressione”. “Questa solidarietà affermata – ha concluso – è anche per loro un incoraggiamento a non cedere all''afropessimismo' e a portare avanti i loro sforzi per costruire una società più giusta e solidale”.