mercoledì 8 aprile 2009

Pasqua 2009. Il Papa all'Udienza generale: per nostro amore Gesù ha voluto ‘svuotare se stesso' e farsi nostro fratello

Oltre 40mila fedeli erano presenti oggi in Piazza San Pietro per l'Udienza generale. Benedetto XVI ha compiuto un lungo giro tra i settori con la jeep bianca scoperta, acclamato con grande entusiasmo dai diversi gruppi.
Il Papa ha offerto la sua riflessione sulla Settimana Santa che, ha detto, ci permette di immergerci negli eventi centrali della Redenzione, aprendo i nostri cuori “alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci dal sacrificio di Cristo”. “Quanto meraviglioso, e insieme sorprendente, è questo mistero! Gesù, pur essendo Dio, non volle fare delle sue prerogative divine un possesso esclusivo; non volle usare il suo essere Dio, la sua dignità gloriosa e la sua potenza, come strumento di trionfo e segno di distanza da noi. Al contrario ‘svuotò se stesso’ assumendo la misera e debole condizione umana”. La “condivisione radicale e vera” della nostra natura, in tutto fuorché nel peccato, ha spiegato il Papa, “lo condusse fino a quella frontiera che è il segno della nostra finitezza, la morte”. Ma, ha sottolineato, tutto questo non è stato frutto di una cieca fatalità, “ma piuttosto di una sua libera scelta, per generosa adesione al disegno salvifico del Padre”. “Tutto questo il Signore dell’universo lo ha compiuto per amore nostro: per amore ha voluto ‘svuotare se stesso' e farsi nostro fratello; per amore ha condiviso la nostra condizione quella di ogni uomo e di ogni donna”. Benedetto XVI si è quindi soffermato sul significato dei riti che caratterizzano la settimana più importante dell’anno. Preludio del Triduo Pasquale, ha ricordato, è la solenne Messa Crismale, nella mattina del Giovedì Santo. In questa solenne celebrazione, ha detto, “vengono rinnovate le promesse sacerdotali pronunciate il giorno dell’Ordinazione”. E’ un’occasione, ha aggiunto, “quanto mai propizia in cui i sacerdoti ribadiscono la propria fedeltà a Cristo che li ha scelti come suoi ministri”. Quest’incontro sacerdotale, ha rilevato, è quasi “una preparazione all’Anno sacerdotale” indetto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. Con la Messa in Coena Domini nel pomeriggio, ha proseguito, la Chiesa commemora l’istituzione dell’Eucaristia, il Sacerdozio ministeriale e il Comandamento nuovo della Carità. “Sotto le specie del pane e del vino”, è stata la riflessione del Papa, Cristo “si rende presente col suo corpo dato e col suo sangue versato”. “E’ il sacrificio della nuova e definitiva alleanza offerta a tutti, senza distinzione di razza e di cultura. E di questo rito sacramentale, che consegna alla Chiesa come prova suprema del suo amore, Gesù costituisce ministri i suoi discepoli e quanti ne proseguiranno il ministero nel corso dei secoli”. Il Giovedì Santo, ha soggiunto, “costituisce pertanto un rinnovato invito a rendere grazie a Dio per il sommo dono dell’Eucaristia, da accogliere con devozione e da adorare con viva fede”. Per questo, ha detto, la Chiesa incoraggia, dopo la celebrazione della Santa Messa a vegliare in presenza del Santissimo Sacramento. E siamo così al Venerdì Santo, giorno in cui, ha ribadito, ci poniamo in silenzio di fronte a Gesù appeso al legno della Croce, che “ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione dei peccati dell’umanità”: “Come di fronte all’Eucaristia, così di fronte alla passione e morte di Gesù in Croce il mistero si fa insondabile per la ragione umana. Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo”. La morte di Cristo, ha aggiunto, “richiama il cumulo di dolore e di mali che grava sull’umanità di ogni tempo: il peso schiacciante del nostro morire, l’odio e la violenza che ancora oggi insanguinano la terra. La Passione del Signore continua nella sofferenza degli uomini”. Il Venerdì Santo, ha costatato, è “giorno pieno di tristezza”, ma al tempo stesso giorno “quanto mai propizio per ridestare la nostra fede” e “rinsaldare la nostra speranza e il coraggio di portare ciascuno la nostra croce, con umiltà, fiducia ed abbandono in Dio”. Una speranza, è stata la sua riflessione, che “si alimenta nel grande silenzio del Sabato Santo, in attesa della Risurrezione di Gesù”. “Il raccoglimento e il silenzio del Sabato Santo ci condurranno nella notte alla solenne Veglia Pasquale, ‘madre di tutte le veglie’, quando proromperà in tutte le chiese e comunità il canto della gioia per la risurrezione di Cristo. Ancora una volta, verrà proclamata la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, e la Chiesa gioirà nell’incontro con il suo Signore”. Il Papa ha quindi invitato i fedeli a vivere intensamente il Triduo Santo “per essere sempre più profondamente partecipi del Mistero di Cristo”. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Santo Padre ha rivolto un pensiero speciale agli oltre 4 mila partecipanti al Convegno internazionale UNIV, promosso dalla Prelatura dell’Opus Dei. “Cari amici – ha detto il Papa - vi esorto a rispondere con gioia alla chiamata del Signore per dare un senso pieno alla vostra vita: nello studio, nei rapporti con i colleghi, in famiglia e nella società”.

8 aprile 2009 - il testo integrale della catechesi del Papa